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La difficoltà di lavorare dei medici ai tempi del coronavirus: "La gente ha paura di noi"

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 Sono gli eroi della lotta al coronavirus, ma quando escono dal padiglione di Malattie infettive del Policlinico San Martino di Genova, si sentono addosso gli occhi della gente. Stigmatizzati. Perché loro entrano nelle stanze di chi è stato contagiato da Covid-19, seguendo protocolli rigidissimi a tutela di se stessi e degli altri. E la paura irrazionale della gente li accompagna. "Il mio nome preferisco non dirlo", racconta il dottor F. alla Stampa in edicola sabato 7 marzo. Ha poco più di trent' anni, in tasca una laurea in medicina e la specialità. Non una qualsiasi: malattie infettive.

 

 

Per tutto il giorno si sposta nei piani interrati: "Qui ci sono gli isolati tra gli isolati, non perché il nuovo coronavirus sia un virus più minaccioso di altri, ma dobbiamo imparare a conoscerlo. Per questo la gente ha più paura". Nel vano che fa da filtro tra il mondo esterno e il letto del malato entrano in tre: il dottor F. , un infermiere e uno specializzando. Nessuno resta solo col malato o con se stesso. Per il primario Bassetti "questi ragazzi meriterebbero di essere ringraziati ogni giorno, invece quando escono cercano di non far sapere quello che fanno". Come fossero untori.

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