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Coronavirus, ictus e infarti dirottati in diciotto ospedali Lombardia. Quanti saranno in terapia intensiva il 26 marzo

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 La Lombardia s' è svegliata domenica 8 marzo in  zona rossa con 769 nuovi positivi al coronavirus. Sono 4.189 dall' inizio dell' emergenza; e più di metà è in ospedale, 2.217 in reparto (556 più di sabato) e altri 399 in terapia intensiva (40 in più). «Un bollettino impressionante», dice l' assessore regionale al Welfare Giulio Gallera: aumentano di 26 i guariti (550) e di 113 i morti, totale 267. Il 98% aveva più di 65 anni, ma invece dei quasi 400 in terapia intensiva, sottolinea l' assessore Gallera, solo il 65% è over 65: la letalità del Covid-19 è confinata agli anziani con quadro clinico compromesso «finché siamo in grado di garantire un posto» a chi lo supera con un supporto respiratorio. Per ora «il nostro sistema sanitario regge», i letti intensivi per i Covid-19 sono saliti a 497 e la Lombardia può mandare pazienti in altre regioni attraverso la rete Cross, ma la corsa contro il tempo ha un limite chiarito dagli intensivisti lombardi nella loro lettera al Governo: le proiezioni, se non rallenta il contagio, parlano di «18mila ricoverati» il 26 marzo, di cui «tra 2700 e 3200 in terapia intensiva». Lo scrive il Giorno in edicola martedì nove marzo.

 

 

 


Gli ospedali lombardi si preparano allo tsunami. La Giunta straordinaria ha deliberato un piano che ne individua 18 (5 privati) che avranno come priorità gli altri pazienti con patologie tempo-dipendenti (cui dovranno garantire la separazione dai Covid-19): 4 per i traumi maggiori (come gli incidenti), 4 per le urgenze neurochirurgiche (in media 100/120 a settimana), 10 per gli ictus, 13 per gli infarti (circa ottomila l' anno), 5 per le urgenze cardiochirurgiche e vascolari. In questi hub (alcuni doppi, tripli o quadrupli) confluiranno équipe da altre strutture (ad esempio i neurologi di Cremona andranno al Poma di Mantova); tutti gli altri ospedali saranno principalmente «Corona». E per recuperare personale da destinare all' emergenza è scattato lo stop alle prestazioni non urgenti e differibili negli ambulatori ospedalieri pubblici e privati, che è totale per la libera professione intramuraria (a pagamento) mentre le attività in Ssn (incluse quelle per i cronici) potranno esser mantenute se ci saranno forze sufficienti, e saranno garantite le prestazioni urgenti (con priorità U o B sull' impegnativa), quelle non differibili come dialisi, chemio e radioterapia e quelle il cui personale non serve in corsìa (come la salute mentale e le dipendenze). 

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