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Coronavirus, la "lista della morte": così si sceglie chi salvare, il vademecum per gli operatori

Azzurra Barbuto
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Da giorni si mormora che, in vista di un sovraffollamento delle unità di terapia intensiva a causa della diffusione del contagio, i medici potrebbero essere costretti a stabilire, dopo un' attenta valutazione clinica, a quali pazienti dare la precedenza e quali, invece, abbandonare al loro destino, ossia a morte certa. Ci appariva uno scenario fantascientifico, indegno di uno Stato civile quale il nostro. Eppure la situazione che viviamo non ha precedenti nella storia della Repubblica ed impone il ricorso a misure estreme, purtroppo. Le quali ci fanno rabbrividire e ci appaiono inaccettabili, ma che rispondono ad una logica, per quanto fredda e crudele. Si è addirittura parlato di un documento in cui vengono fissate linee-guida a cui dovrebbero attenersi i medici anestesisti e rianimatori. È vero? Non è vero? Insomma, questo vademecum esiste o no? Ebbene sì ed è stato pubblicato venerdì scorso. Esso è composto di 15 punti e si intitola: «Raccomandazioni di etica clinica per l' ammissione a trattamenti intensivi e per la loro sospensione, in condizioni eccezionali di squilibrio tra necessità e risorse disponibili». Ed è stato prodotto dalla Società Italiana di Anestesia Analgesia Rianimazione e Terapia Intensiva (SIAARTI).

 


CRITERI STRAORDINARI
La ratio della fissazione di «criteri straordinari» nasce dalla circostanza che «un aumento straordinario dei letti intensivi non garantirebbe cure adeguate ai singoli pazienti e distoglierebbe risorse, attenzione ed energie ai restanti pazienti ricoverati nelle Terapie Intensive». Al punto 7 viene precisato che «un eventuale giudizio di inappropriatezza all' accesso a cure intensive basato unicamente su criteri di giustizia distributiva (squilibrio estremo tra richiesta e disponibilità) trova giustificazione nella straordinarietà della situazione».
Il parametro principe da adottare nella gestione degli esigui posti è «il limite di età all' ingresso». Si legge sul documento: «Non si tratta di compiere scelte meramente di valore, ma di riservare risorse che potrebbero essere scarsissime a chi ha in primis più probabilità di sopravvivenza e secondariamente a chi può avere più anni di vita salvata, in un' ottica di massimizzazione dei benefici per il maggior numero di persone». Dunque, in previsione di una saturazione totale delle risorse intensive, viene abbandonato il criterio del "first come, first served", ossia "primo arrivato, primo servito". Pure l' ultimo giunto può avere priorità assoluta se si tratta di un individuo più giovane e con maggiori chance di sopravvivere rispetto a chi è stato trasportato in ospedale prima di lui. Quindi le liste dei cosiddetti "meritevoli di Terapia Intensiva" non sono il racconto fantasioso di un folle. Vengono stilate dai medici, in concerto tra di loro.


Compito duro, poiché - è bene sottolinearlo - un medico sceglie questo mestiere mosso dal desiderio di salvare vite e non vorrebbe mai e poi mai ritrovarsi nella condizione dolorosa di dovere rinunciare a mettere in salvo qualcuno a beneficio di un altro. Pure per i dottori è una violenza l' esigenza di compiere una selezione simile. È già accaduto in questi giorni e continua ad accadere.


RICADUTE EMOTIVE
Ecco perché è nostro dovere osservare in modo scrupoloso le regole di buona condotta fissate dal governo. L' applicazione di codeste norme, che troppi di noi continuano ad infrangere e minimizzare, ci consente di porre un discreto argine alla diffusione del contagio, quindi alla crescita del numero dei pazienti anche gravi i quali necessitano della terapia intensiva. Ci tocca fare la nostra parte, sostenendo il nostro esercito di eroi in camice bianco che notte e giorno, senza soste, a ritmo incalzante e sempre più frenetico, sono schierati in prima linea nella guerra a questo nemico invisibile e microscopico, che pure è riuscito in tempi record a stravolgere il pianeta intero nonché i nostri usi e costumi e le nostre economie.


L' ultimo punto del documento contiene infine una raccomandazione ad anestesisti e rianimatori, ovvero quella di considerare altresì le ricadute emotive e psicologiche sui familiari dei ricoverati nelle terapie intensive Covid-19, pazienti che spesso muoiono al termine di un periodo di restrizione totale delle visite. Resta da chiederci chi si occuperà dello stato psicologico di medici e infermieri. Ai quali stiamo chiedendo tutto. Troppo. Pure la vita.

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