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Coronavirus, perché così tanti morti in Lombardia? La grande distanza tra casi confermati e reali

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Il bollettino dal Ministero della Salute di martedì 10 marzo parla chiaro. Sono 10149 i casi totali di infezione da Sars2-CoV-2019, con 8514 persone positive, 631 deceduti e e 1004 ufficialmente guariti. In questo quadro nazionale, in ogni caso, colpiscono le cifre relative alla Lombardia, regione che fin dall'inizio ha rappresentato l’epicentro dell'epidemia. Su poco meno di 5800 casi totali (5791 al 10 marzo) i deceduti sono 468. Mancano, è vero, alcune rilevazioni ma la percentuale appare ben più elevata rispetto alla media attesa, confrontando la situazione con quella della Cina dove si viaggia intorno al 3 per cento e della Corea, dove il tasso di letalità non arriva all'1 per cento. Lo scrive il Sole 24 ore in edicola giovedì 12 marzo.

 

 

 

Sia chiaro, non esiste ancora la possibilità di spiegare del tutto questa discrepanza, che probabilmente però deriva da una ragione: le persone che hanno contratto il virus, magari del tutto inconsapevolmente o con sintomi che non hanno richiesto l'assistenza medica, dovrebbero essere molte di più rispetto a quelle ufficialmente registrate. Fabrizio Pregliasco, virologo dell'Università di Milano e Direttore Sanitario dell'Irccs Galeazzi, ipotizza soprattutto questo meccanismo “matematico” per tentare di far luce sulla situazione. "L'età media della popolazione da sola non può spiegare la letalità, pur se sicuramente incide visto che proprio negli anziani, specie se con diverse patologie, tendono a concentrarsi i casi mortali – fa sapere Pregliasco - ma credo che all’origine delle percentuali di letalità ci sia soprattutto la fondamentale sottostima dei casi reali, che porta quindi ad avere un numeratore più basso rispetto alla realtà nella frazione tra decessi e numero di casi. Una situazione del genere, pur trattandosi di una patologia ben più chiara e dai sintomi e segni meno sfumati, l'abbiamo vissuta anche con il cluster epidemico del morbillo: per avere un dato significativo, in quel caso, occorreva moltiplicare per cinque i numeri effettivamente rilevati". Insomma: secondo l'esperto possono essere davvero tante le persone che hanno contratto l'infezione e, non soffrendo di problemi particolari, non hanno fatto riferimento a strutture in grado di seguirle e monitorarle.

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