Bambino "rapito" a Cittadella, minacce di morte alla poliziotta

Insulti e offese via web all'agente che ha partecipato al blitz per prelevare Leo e che ai parenti del piccolo rispondeva "Io sono una poliziotta e voi non siete niente". Ora è sotto choc e non parla
di Giulio Bucchisabato 13 ottobre 2012
Bambino "rapito" a Cittadella, minacce di morte alla poliziotta
3' di lettura

  di Alessandro Gonzato Insultata e minacciata, sia attraverso i social network sia con chiamate anonime al 113, per aver partecipato al prelevamento del piccolo Leonardo dalla scuola elementare di Cittadella (Padova) e averlo accompagnato nella casa-famiglia, come stabilito dalla Corte d’Appello di Venezia. La poliziotta del «lei non è nessuno» rivolto alla zia del bambino - affermazione che stando al contro-video girato dagli agenti della Polizia Scientifica della questura di Padova, e consegnato alla Procura, sarebbe stata solo la conclusione di un discorso ben più articolato - ora ha paura. L’ispettrice dell’ufficio minori è sotto stress. Le immagini trasmesse dal programma «Chi l’ha visto?» sono entrate nelle case di tutti e ora la poliziotta è fortemente turbata. Per il momento, però, ha deciso di continuare a lavorare, ma dopo essersi consultata con il marito - anche lui agente di polizia - ha scelto di non mandare a scuola i figli per qualche giorno. Teme per la loro incolumità.  Intanto, dalla questura di Padova cercano di riportare la calma smentendo seccamente chi aveva parlato anche di minacce di morte ricevute dall’ispettrice. I colleghi la difendono e la descrivono come «una funzionaria estremamente professionale, dotata di grande competenza e umanità». Il segretario veneto del sindacato Ugl dei poliziotti, Angelo Calvario, dice «basta con le gogne mediatiche degli agenti». E Franco Maccari, segretario generale del Coisp, attacca le istituzioni affermando che «non è sopportabile che il capo della Polizia e il ministro Cancellieri continuino a scusarsi, inchinandosi all’emotività, per quanto i loro uomini sono chiamati a fare».  Nel frattempo il professor Rubens De Nicola, il consulente d’ufficio che ha dimostrato come il piccolo Leonardo fosse affetto dalla sindrome da alienazione genitoriale e per questo andasse affidato in via esclusiva al padre -come poi stabilito dai giudici - racconta che la madre del bambino, nel tentativo di sottrarlo ai funzionari dei servizi sociali che si erano recati più volte nel suo appartamento di Cittadella per eseguire l’ordinanza dei magistrati, aveva costruito una sorta di fortino con il fil di ferro sotto il letto del figlio, una specie di nascondiglio. «Anche per questo motivo» afferma il professor De Nicola, «era diventato impossibile portare a termine un’operazione pacifica». Questo stato di tensione vissuto dal bimbo che i magistrati con la loro sentenza hanno appurato, non si ripercuoteva però sull’andamento scolastico di Leonardo, primo della classe e descritto da tutti come un genietto della matematica. Domani, la madre e i parenti materni del bambino (che ieri ha ricevuto la visita del garante per l’infanzia e l’adolescenza, Vincenzo Spadafora) daranno vita a una fiaccolata per chiederne «la liberazione». La manifestazione prenderà il via davanti al duomo della cittadina padovana e terminerà di fronte alla scuola dove Leonardo è stato prelevato dagli assistenti sociali e dai poliziotti. Il movimento «Italia Vera», invece, ieri a Roma ha fatto volare alcuni palloncini rosa e azzurri davanti al ministero della Giustizia per chiedere che «i piccoli siano al centro del sistema giudiziario, perché i bambini» recitavano alcuni cartelli «vanno tutelati». I manifestanti però, a differenza di quanto accadrà domani sera a Cittadella, non hanno voluto prendere ufficialmente le parti né della madre né del padre del bimbo.  Della vicenda ieri ha parlato anche il ministro del Lavoro, Elsa Fornero: «La vera vittima di questa situazione è il bambino» ha detto, sottolineando poi come siano necessari interventi meno crudeli a tutela dei più piccoli. «Comunque» ha concluso «il modo in cui una società tratta un bimbo dice molto sul senso civico della stessa».