Rimborsi triplicati, 100mila euro ai medici specialisti: ribaltone sulla prescrizione
Una buona notizia per i professionisti sanitari in questo delicato momento per la categoria, messa a dura prova dall’emergenza coronavirus. Sono triplicati i rimborsi, con importi anche di 100mila euro, ai medici specialisti penalizzati dallo Stato italiano tra il 1978 ed il 2006.
La sentenza n.353/2020 del Tribunale di Genova pubblicata lo scorso 11 febbraio, segna un nuovo ribaltone e diventa pietra angolare nella storia della giurisprudenza del contenzioso tra lo Stato e gli ex specializzandi. Sono state accolte le tesi del network legale Consulcesi e sono state riconosciuti complessivamente oltre 11 milioni di euro ai ricorrenti. Un corposo dispositivo di oltre 140 pagine stabilisce tre principi: la prescrizione non è scattata; aumenta il valore delle somme da recuperare; confermato il diritto al risarcimento a tutti i medici, indipendentemente dalla data di iscrizione al corso, con riferimento alle frequenze della scuola di specializzazione in Medicina avvenute dal 1 gennaio 1983 in poi.
I RISVOLTI LEGALI - Il Tribunale di Genova ha ampiamente motivato la sua decisione, discostandosi e non condividendo espressamente alcuni orientamenti della giurisprudenza della Cassazione. «In primis – argomenta l’avvocato Marco Tortorella, specialista del contenzioso – viene stabilito il principio che noi sosteniamo ormai da sempre, e cioè che la prescrizione non è mai iniziata a decorrere perché è mancata una norma attuativa della direttiva nei confronti dei medici che si sono iscritti ai corsi di specializzazione prima del 91. Non essendoci, quindi, una vera norma attuativa di trasposizione della direttiva comunitaria la prescrizione non può iniziare a decorrere». Altro elemento chiave della sentenza è la quantificazione del risarcimento del danno, che «viene parametrato sì alla legge 370 del 99, quindi sostanzialmente a 13 milioni di lire, cioè circa 7mila euro per ogni anno di specializzazione, ma – prosegue l’avvocato - il Tribunale di Genova stabilisce che su queste somme deve essere riconosciuta anche la rivalutazione monetaria e gli interessi compensativi: considerando che i corsi sono stati frequentati negli anni ‘80 la somma riconosciuta si è triplicata con rimborsi superiori ai 100mila euro». Il tribunale di Genova ha inoltre affrontato anche la questione dei medici iscritti alla specializzazione prima dell’83 confermando anche in questo caso le tesi di Consulcesi, sostenute anche da alcune sentenze di Cassazione: gli ante 83 hanno diritto anche loro al risarcimento indipendentemente dall’anno di iscrizione al corso (ovviamente solo per i periodi di frequenza dal primo gennaio 1983 in poi). «Su questa questione - ricorda l’avvocato Tortorella - recentemente la Sezione lavoro della Cassazione ha rimesso gli atti al primo Presidente affinché il contrasto giurisprudenziale che si è creato venga deciso dalle Sezioni unite».
«L’argomentazione della sentenza di Genova, molto chiara ed estesa nelle ragioni per cui si pone in contrasto con l’altro orientamento della Cassazione, nello sposare le tesi da noi sostenute - prosegue l’avvocato Tortorella -, può rappresentare un importante precedente anche per le Corti d’Appello e la Cassazione. Questa sentenza conferma le argomentazioni che noi avevamo affermato in questa causa: sia con gli atti processuali depositati, sia con i pareri a firma del professor Sergio Di Amato, già Presidente della Terza Sezione della Cassazione. Le medesime tesi giuridiche, peraltro, sono state confermate anche dal Professor Francesco Paolo Tronca in un recente parere».
IL CONTENZIOSO - Grazie alle azioni collettive promosse da Consulcesi ad oggi sono stati riconosciuti oltre 500milioni di euro a migliaia di medici che tra il 1978 ed il 2006 si sono specializzati senza ricevere il corretto trattamento economico per la tardiva applicazione da parte dello Stato italiano alle direttive Ue in materia (75/362/CEE, del Consiglio, del 16 giugno 1975, 75/363/CEE del Consiglio, del 16 giugno 1975, e 82/76/CEE del Consiglio, del 26 gennaio 1982). Il caso interessa oltre 110mila professionisti e negli anni, proprio alla luce delle numerose sentenze favorevoli ai ricorrenti e al continuo esborso di fondi pubblici, sono state proposte soluzioni normative mirate ad un accordo transattivo tra le parti. Durante questa Legislatura è stato depositato un Disegno di Legge nel 2018 e nella Manovra finanziaria dello scorso dicembre anche due Subemendamenti, stralciati però al momento del voto, a cui era stata legata la fiducia.
LA SOLUZIONE - «È opportuno che il Parlamento italiano si riappropri del suo ruolo – commenta il presidente di Consulcesi Massimo Tortorella – e trovi quella soluzione legislativa che da anni auspichiamo e che ha sempre riscontrato un supporto trasversale non solo in Italia ma anche a Bruxelles, dove abbiamo aperto una nuova sede, proprio per rendere ancora più incisiva la nostra azione. Abbiamo avviato un dialogo con il Presidente David Sassoli ed il suo predecessore Antonio Tajani, il Vicepresidente Fabio Massimo Castaldo, con gli eurodeputati Antonio Rinaldi e Pietro Bartolo, medico simbolo di Lampedusa peraltro rimborsato nei mesi scorsi: tutti hanno in più occasioni concordato sulla necessità di chiudere la vertenza. Ad oggi, la questione continua comunque ad essere ad appannaggio dei Tribunali ed è dunque fondamentale che i medici tengano vivo il proprio diritto aderendo alle nostre azioni o portando avanti con coraggio e fiducia quelle in corso. Per ottenere le informazioni e supporto legale, è a disposizione il sito Consulcesi www.consulcesi.com oppure è possibile contattare il numero verde 800.122.777».