Marrazzo, nel pc di Brenda

centinaia di file nascosti
di Maria Acqua Simisabato 28 novembre 2009
Marrazzo, nel pc di Brenda
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La morte di Brenda - Nel computer di Brenda - la transessuale coinvolta nell'inchiesta su un presunto tentativo di ricatto che sarebbe stato compiuto ai danni dell'ex presidente della Regione Lazio Piero Marrazzo - sono stati trovati centinaia di file nascosti. Si tratta in particolare di file che erano stati cancellati dalla memoria “visibile” del pc, ma che gli esperti stanno comunque ritrovando nell'hard disk del computer dove rimane traccia di tutto. Secondo i consulenti del procuratore aggiunto Giancarlo Capaldo, infatti, dai primi esami sul computer sembrerebbe che i file trovati fossero stati cancellati dalla memoria visibile del pc: un'operazione che, tuttavia, ha consentito agli esperti di ritrovare nell'hard disk del computer gli stessi file. In procura si mantiene massimo riserbo sulla tipologia di questi file, che si auspica possano dare un contributo per far luce sulla morte della trans, ma dovrebbe probabilmente trattarsi di foto, immagini o anche il secondo video con protagonista Marrazzo durante un incontro intimo, video di cui parlò la stessa Brenda ai magistrati, asserendo però di essersene liberata per paura. Del computer - che in ambienti giudiziari si ritiene possa essere della transessuale - non era stata trovata traccia in un primo sopralluogo nell’abitazione di Brenda. In un primo momento, infatti, il pc non era stato trovato nel monolocale di via Due Ponti, ma era invece stato trovato dagli investigatori il giorno della morte della trans dentro un lavandino sistemato sotto il getto di acqua corrente di un rubinetto aperto: un particolare della scena del crimine che ha destato più di una perplessità tra gli inquirenti; quasi un messaggio, un monito che qualcuno voleva dare a chi custodisce i segreti di clienti importanti dei trans. China, la trans migliore amica di Brenda, asserì che la transessuale «fosse una grande esperta di computer. Nessuno - disse - sa cosa avesse nel suo pc». Ora, tutti questi dati estrapolati dal disco rigido saranno trasferiti dagli esperti su cd e quindi esaminati e valutati dai pm. Attualmente, a quanto si apprende da fonti investigative, i periti avrebbero copiato circa il 10 per cento dei file, e soprattutto l'acqua non avrebbe danneggiato il materiale contenuto nel computer. I tecnici dovrebbero perciò essere in grado di recuperare l'intera memoria: una volta terminato il lavoro di copiatura, il pc sarà consegnato in Procura. Non è ancora iniziata, invece, la perizia sulla valigia da cui sarebbe divampato l’incendio. La perizia consentirà di attestare la presenza di eventuali tracce di materiali infiammabili. La morte di Cafasso - Una dose eccessiva di eroina, mischiata farmacologicamente con una sostanza in modo che assomigliasse alla cocaina, sarebbe la causa del decesso di Gianguerino Cafasso, il pusher dei trans trovato morto il 12 settembre scorso. Questo è quanto emergerebbe dai risultati ufficiosi del supplemento di perizia tossicologica disposta dal procuratore aggiunto Giancarlo Capaldo. Stando a quanto si spiega, per un cocainomane come Cafasso, l'eroina pura è letale. E nel caso specifico la sostanza stupefacente sarebbe stata data al pusher “mascherata”, ossia resa simile alla cocaina con sostanze volte a nasconderne l'odore e il sapore diversi e tipici dell'eroina. L'eroina era in una quantità tale "da uccidere". E Cafasso sarebbe stato ingannato dalla modalità di composizione dello stupefacente e quindi morto in pochissimi minuti. Il sospetto degli investigatori è che chi ha fornito l'eroina sapesse degli effetti letali che avrebbe provocato e appare sospetto anche l'atteggiamento di Jennifer, il trans fidanzata di Cafasso che era con lui in albergo al momento del droga party. Il transessuale, infatti, avrebbe spiegato agli inquirenti che non aveva assunto droga, che non le andava perchè aveva uno «strano sapore».Si attendono quindi ora in Procura gli esiti definitivi di tale accertamento medico-legale per formalizzare la modifica della rubrica in omicidio volontario, da quella attuale di morte come conseguenza di altro delitto. La madre di Gianguerino, Laura Cafasso, sostiene che il figlio sia stato coinvolto nella pericolosa faccenda pericoloso e ricattato: «Penso che mio figlio sia stato ricattato e messo in mezzo». Sul decesso del pusher la Procura di Roma sta indagando per omicidio. «Penso che mio figlio sia finito in una vicenda più grande di lui, non credo sia stato capace di architettare queste cose, non aveva così tante amicizie. Solo da pochi mesi era a Roma», aggiunge la donna, che ritiene che qualcuno possa essersi servito di lui: «È quello che penso, ma non ho alcun sospetto», risponde la donna. Le ultime indiscrezioni sull'eroina truccata, che avrebbe ucciso il figlio, «ci addolorano, come il fango che gli viene gettato addosso», continua la donna. «Per noi, si rinnova il giorno della morte di Gianguerino e per questo – spiega - non vogliamo più parlare, finché la giustizia non farà luce». L’avvocato della famiglia Cafasso, Monica Gregorio, sostiene che «se queste notizie sulla droga sono vere, sicuramente», qualcuno ha voluto azzittirlo. A proposito di Jennifer, la trans con cui Cafasso conviveva e che ha passato con lui anche l'ultima notte, il legale dice: «Gianguerino mi aveva riferito che lui la amava molto ed era ricambiato. Non era vero che voleva andar via, aveva organizzato per il mercoledì successivo la sua morte delle gite in campagna con gli amici».