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Coronavirus e immigrazione, il governo chiude i porti? La falla: così le Ong arriveranno lo stesso

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 Nel giorno in cui la Commissione europea ha invitato caldamente i Paesi aderenti a prorogare di un altro mese la chiusura delle frontiere esterne per contrastare il Covid-19, a largo delle coste italiane barche, barchini e barconi carichi di immigrati continuano a dettare legge. Nel giro di poche ore, infatti, nelle due isole maggiori è ripreso in grande stile un flusso di arrivi tale da scatenare proteste vibranti dei sindaci e delle comunità coinvolte, reazioni politiche indignate e anche l' ennesimo ping-pong con il governo di Berlino sul destino della nave della Ong battente bandiera tedesca Alan Kurdi, che staziona con un carico di 150 immigrati nei pressi di Lampedusa in attesa dell' assegnazione di un porto in cui attraccare. Un' eventualità che ha costretto il governo italiano ad intervenire con un decreto interministeriale finalizzato a chiudere i nostri porti - considerato, proprio in ragione dell' emergenza pandemica, non più «Pos» ossia luoghi sicuri - alle navi delle Ong per tutta l' emergenza.

 

In attesa di riscontrare l' effettività del provvedimento, però, gli ultimi giorni hanno continuato a registrare un via vai in direzione Italia da parte di centinaia di migranti. In Sardegna, nella notte di mercoledì, sei persone sono giunte sulla spiaggia di Porto Tramatzu: come è avvenuto qualche giorno fa in Puglia, gli immigrati hanno vagato pericolosamente per qualche ora prima di essere intercettati dai carabinieri e trasferiti nel centro di accoglienza di Monastir. Ieri poi è stato il turno di Lampedusa, dove è approdata l' imbarcazione con 67 persone a cui Malta aveva negato soccorso.

 

Poche ore dopo sempre qui ne sono arrivati altri cinquanta, tanto che sul molo Favarolo a un certo punto stazionavano più di cento persone: una situazione rischiosa, data dall' impossibilità di trasferire i nuovi arrivati all' hotspot dove si trovano in quarantena i 46 immigrati sbarcati a loro volta lunedì. «Sull' isola non c' è più spazio», ha lamentato non a caso il sindaco dell' isoletta chiedendo aiuto ministro Lamorgese. Situazione fuori controllo per Carolina Varchi, deputata siciliana di FdI: «Lampedusa è sotto assedio. Mentre invitiamo gli italiani a rimanere in casa per la sicurezza di tutti, arrivano in Sicilia decine e decine di migranti indisturbati».

Una ripresa massiccia degli arrivi che ha messo sul chi va là anche chi è stato sempre aperto in tema di solidarietà come il sindaco di Pozzallo Roberto Ammatuna: «Stavolta uno sbarco in piena emergenza sanitaria non possiamo accettarlo perché la salute della mia comunità viene al primo posto». A chi si riferisce il primo cittadino siciliano? Ovvio: alla nave Alan Kurdi, battente bandiera tedesca. Proprio su questo "dossier" si è infittito il giallo di giornata: dato che, secondo alcune ricostruzioni, il decreto anti-sbarchi potrebbe valere una volta chiuso il caso con la ong tedesca. In che senso? In base a una delle ipotesi riportate dall' Adnkronos, gli immigrati potrebbero essere presi in consegna dalla Croce Rossa, con il coordinamento della Protezione Civile, e tenuti in quarantena al largo del porto di Palermo.

La mancanza di chiarezza ha mandato su tutte le furie Giorgia Meloni: «In piena emergenza coronavirus la nave Alan Kurdi continua a pretendere di sbarcare immigrati clandestini a casa nostra: gente che arriva da territori nei quali non c' è alcun tipo di controllo». Per la Lega invece, con i due ex sottosegretari all' Interno Candiani e Molteni, l' esecutivo ancora una volta pensa di chiudere la stalla dopo che i buoi sono scappati: «Meglio tardi che mai, anche Pd e Leu scoprono la legittimità dei Decreti sicurezza... » 

E l' esecutivo che cosa ha stabilito? Il ministero dei Trasporti spiega di aver chiesto al governo tedesco «di assumere la responsabilità di ogni attività in mare, compreso il porto di sbarco, della Alan Kurdi». Ma l' ultima parte della nota lascia più di un dubbio. Il governo italiano si dice comunque pronto «ad intervenire, se necessario, anche con l' utilizzo di mezzi propri, secondo i principi di solidarietà e fraternità con cui da sempre il Paese ha affrontato queste emergenze».

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