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Lockdown, indice di contagio e ricoveri: i due indicatori da cui dipende il futuro dell'Italia

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L’italia si appresta ad entrare in una (timida) fase 2 a partire dal 4 maggio, mentre la strada verso la fase 4, quella della piena libertà di movimento, appare ancora molto distante, anche perché legata in maniera imprescindibile alla scoperta di un vaccino o di un cura che si dimostri pienamente efficace. Nel frattempo potremmo essere costretti a tornare indietro, ovvero al lockdown: un’eventualità alla quale il governo si starebbe preparando, il condizionale è d’obbligo perché il premier Giuseppe Conte e compagni hanno già commesso tanti errori in fase di programmazione. Stavolta, però, l’obiettivo è avere linee guida chiare sul da farsi, soprattutto se dovesse verificarsi un aumento dei contagi dopo la riapertura.

Il passaggio alla fase 2, scrive Il Giornale, prevede la verifica di una serie di indicatori in relazione al numero dei casi notificati, a quelli che hanno richiesto un ricovero in ospedale o in terapia intensiva. Il calo dei casi deve essere costante nelle ultime settimane, mentre l’indice di contagio (R0) deve essere inferiore o uguale a 1 e non devono esserci focolai attivi sul territorio. In più si dovranno monitorare costantemente i servizi sanitari per assicurarsi che non si verifichi un sovraccarico che rischierebbe di saturare il sistema in pochi giorni. Ciascuna regione dovrà essere in grado di individuare e tracciare i casi sospetti e il monitoraggio dovrà essere costante perché se l’indice di contagio si alza di nuovo e cominciano a risalire i ricoveri negli ospedali e in rianimazione, allora sarà necessario richiudere tutto subito

 

 

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