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Silvia Romano, "nessuna minaccia di morte imminente": Codacons, esposto alla Corte dei Conti sul possibile riscatto

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È ancora mistero sulla cifra che sarebbe stata versata dallo Stato per riportare in Italia Silvia Romano, la cooperante rapita un anno e mezzo fa dai terroristi somali e atterrata ieri - domenica 10 maggio - a Ciampino. C'è chi parla di un milione e chi addirittura di quattro. Il governo, però, smentisce ogni pagamento. Una cosa però è certa: gli italiani, nel caso fossero stati usati, hanno tutto il diritto di sapere dove sono finiti i loro soldi. E così anche il Codacons fa appello alla Corte dei Conti: "Dalle prime dichiarazioni della cooperante sembrerebbe non sussistere la condizione che il codice penale richiede, ossia reale minaccia di morte imminente. Va accertato poi se la stessa potesse muoversi liberamente nei luoghi dove veniva portata senza che i servizi, pur informati, abbiano mai tentato come fatto altre volte di liberarla, se inoltre la Romano abbia liberamente scelto di abbracciare la religione dei suoi rapitori convertendosi all'Islam, e se vi fossero i requisiti per il pagamento di un riscatto".

 

 

In tal senso, il Coordinamento delle associazioni per la difesa dell'ambiente e dei diritti degli utenti e dei consumatori "chiede agli inquirenti di interrogare tutti gli agenti dei servizi che hanno trattato coi rapitori. In tale contesto, se confermato, il versamento di denaro in favore dei rapitori rappresenta comunque una pesante sconfitta per lo Stato Italiano, e possibili reati sia penali, che contabili, sui quali ora dovrà fare chiarezza la Corte dei Conti, attraverso un esposto che sarà presentato oggi stesso dal Codacons".

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