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Carabinieri di Piacenza, uno degli arrestati: "La violenza sul nigeriano una spacconata, è caduto da solo"

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Un'arrampicata sugli specchi quella di Giacomo Falanga, uno dei carabinieri arrestati nell’ambito dell’inchiesta sulla presunta caserma degli orrori di Piacenza, che ha respinto tutte le accuse a lui addossate. Al termine dell’interrogatorio è stato il suo legale, Daniele Mancini, a vuotare il sacco. Proprio lui ha definito le violenze sul nigeriano "solo una spacconata".  Alla faccia che l'avvocato deve trovare il modo per scagionare il cliente. E ancora sulla violenza nei confronti del giovane straniero Mancini spiega che è caduto da solo e scivolando si sarebbe ferito. "Falanga - ha proseguito - ha risposto a tutte le domande e fornito tutte le delucidazioni sugli episodi che lo riguardano". 

 

 

Ma c'è di più perché alla storia si aggiungono sempre più dettagli. Uno tra i tanti la confessione dell'informatore marocchino. Lo stesso da cui è partita l’inchiesta della procura di Piacenza che vede ora indagati dieci carabinieri e che ha portato al sequestro della caserma Levante. Il 26enne ha raccontato di conoscere l’appuntato Giuseppe Montella, attorno a cui ruota l’indagine, fin dal 2010 e di aver ricevuto da lui già nel 2016 la proposta, poi accettata, di collaborare all’arresto di spacciatori della zona in cambio di una percentuale del denaro o della droga sequestrata. "Montella - ha detto l'informatore e si legge nelle oltre 900 pagine della richiesta di misure cautelari firmata dalla procura - in modo molto esplicito mi ha detto che se avessi avuto qualche operazione ’cotto e mangiato', senza svolgere indagini lunghe, una parte del denaro e dello stupefacente pari al 10 per cento poteva essermi data come compenso".

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