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Coronavirus, medici costretti a scegliere chi salvare: il nuovo documento con le linee guida

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Tutto fa pensare che la seconda ondata di coronavirus assomigli sempre più alla prima. I posti letto all'interno degli ospedali scarseggiano e i medici sono costretti a scegliere chi salvare e chi no. Furono loro, assieme agli anestesisti, a fare scalpore il 6 marzo, quando in un documento invitarono i colleghi a escludere dalle terapie salva-vita chi aveva poche possibilità di farcela. Ed ecco che ci risiamo: a fine ottobre la Siaarti, la stessa società di anestesisti e rianimatori, ha vergato un nuovo scritto assieme ai medici del Fnomceo. Qui ci sono le istruzioni "etiche" per chi lavora in prima linea. “Coloro”, si legge da quanto riportato dal Tempo “che non sono trattabili in modo intensivo, ovvero non sono eleggibili ad un trattamento intensivo a causa dell’improbabilità d’ottenere concreti, accettabili e duraturi benefici clinici, sono comunque presi in carico prestando loro le cure appropriate e proporzionate di cui vi sia disponibilità”. 

 

 

E ancora: “All’impossibilità di erogare un determinato trattamento sanitario in condizioni eccezionali di squilibrio tra necessità e risorse disponibili, non può seguire l’abbandono terapeutico, dovendo il medico sempre provvedere, in considerazione della sua posizione di garanzia, a porre in atto le valutazioni e l’assistenza necessaria affinché l’eventuale progressione della patologia risulti il meno dolorosa possibile e soprattutto sia salvaguardata la dignità della persona, mediante un sostegno idoneo ad alleviarne le sofferenze fisiche, psichiche e spirituali”. In parole povere: niente aiuti per chi non ha probabilità di sopravvivere, ma solo cure per lenire il dolore.

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