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Coronavirus e variante inglese, il genetista Federico Giorgi: "Italia peggio del Congo sulle analisi delle mutazioni"

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Gli esperti stanno studiando la nuova variante super contagiosa del Sars-Cov-2 già da settembre, quando è stata scoperta in Gran Bretagna. Sebbene qualcuno parli di “virus inglese” con l’intento di screditare la nazione di Boris Johnson, tale mutazione circolava già negli Stati Uniti e in Australia tra settembre e ottobre. Federico Giorgi, genetista all’Università di Bologna e co-autore di una ricerca sull’argomento in via di pubblicazione, ha spiegato al Fatto il vantaggio che questa variante offre al Covid: “Il virus così diventa più efficiente nell’agganciarsi alle cellule.

Sequenziando tanto in Gran Bretagna si è scoperto che a settembre era presente nell’1% dei pazienti. Ma è cresciuta rapidissimamente, molto più di quanto ci si aspetterebbe da una naturale distribuzione delle mutazioni del virus. Nella regione del Norfolk è arrivata al 20% dei campioni di virus sequenziali, 10% nell’Essex e 3% nel Suffolk. Questa alta incidenza indica che il virus, da questa mutazione, ha tratto un vantaggio evolutivo”. In altri termini rende più efficiente il contagio, e purtroppo è già presente anche in Italia: “Fino a ieri non risultata, poi è stato individuato dal Policlinico militare del Celio. Il problema è che facciamo analisi cento volte in meno di quanto si faccia in Uk. C’è stato un grosso investimento in alcuni paesi come Gran Bretagna e Usa, non in Italia che è fanalino di coda dopo il Congo”. La buona notizia però è che la nuova variante del Covid non dovrebbe inficiare il vaccino, la cui efficacia non dovrebbe essere messa in discussione. 

 

 

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