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Crollo ponte Morandi, l'accusa dei periti: "Colpa della scarsa manutenzione e dei pochi controlli"

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Il crollo del ponte Morandi a Genova il 14 agosto di due anni fa è stato provocato dalla scarsa manutenzione e dall’assenza di controlli. Lo hanno scritto  i quattro periti incaricati di individuare le cause del disastro, nel fascicolo depositato alla gip Angela Maria Nutini. In particolare, nel documento si legge: “Sono identificabili le carenze nei controlli e gli interventi di manutenzione che non sono stati eseguiti correttamente”. Acquista sempre più peso così la tesi dei pm Massimo Terrile e Walter Cotugno, secondo cui il collasso del ponte è da imputare a negligenze di Autostrade per l’Italia, la società concessionaria. La perizia rappresenta un guaio, invece, per le difese, che puntano sull’esistenza di difetti strutturali nell’esecuzione dell’opera.

 

 

 

Già ad agosto 2019 il primo incidente probatorio aveva messo in luce il diffuso stato di corrosione dei cavi d’acciaio degli stralli, i tiranti che collegavano la piattaforma stradale alla sommità della pila 9, quella collassata. E, secondo i periti, se ci fosse stato  un intervento per rinforzare gli stralli delle pile 9 e 10, allora questo “avrebbe evitato il crollo con elevata probabilità”.  Secondo gli ingegneri incaricati dal gip, quindi, non c’è stato caso fortuito o incidenza di fattori esterni: il Morandi era destinato a crollare per carenza di manutenzione. 

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