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Gesù Bambino, ecco perché è splendente e luminoso: iconografia tradizionale, la spiegazione nelle Scritture

Andrea Cionci
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È Natale e si ricorda uno dei dogmi mariani più importanti: quello della verginità perpetua della Madonna (prima, durante e dopo il parto). Già San Girolamo e San Gregorio Magno sostenevano che Gesù Cristo fosse risorto "esfiltrando" in modo immateriale dal Sepolcro, così come il Bambin Gesù, alla nascita, era fuoriuscito in modo miracoloso dal grembo della Madonna, "non per vie naturali", come afferma San Giovanni. E fin qui, si tratta esclusivamente di fede. Eppure, già da 50 anni, la scienza ha elaborato un'ipotesi - teorica, si badi, ma mai smentita - sulla Sindone, molto affascinante. Per più di un secolo si è tentato di riprodurre sperimentalmente l'immagine sindonica con mezzi fisici o chimici (pigmenti, calore, acidi, etc.) ma senza riuscire a ottenere tutte le sue caratteristiche.

Già agli inizi del 1900 alcuni studiosi fecero riferimento ad un fenomeno di tipo "radiativo" molto intenso. Nel 1978, il fisico John Jackson, arrivò a supporre un'esplosione di energia molto breve, ma intensa, proveniente dal cadavere, per descrivere le particolarissime caratteristiche dell'immagine. Afferma il prof. Giulio Fanti, docente di Misure Meccaniche e Termiche all'Università di Padova (con all'attivo più di 100 pubblicazioni scientifiche sulla Sindone): «Si può pensare all'immagine sindonica come ad una "fotografia divina" ottenuta su un elemento sensibile - il tessuto di lino - impregnato di "gel fotosensibile" (fluidi corporei e spezie), mediante un flash. Parliamo della stessa esplosione di luce ed energia ipotizzata da John Jackson, ma comprendente sia fotoni che elettroni ed altre particelle». L'ipotesi risolverebbe anche il nodo del Carbonio C14, i cui risultati (peraltro già cassati dal prof. Marco Riani e altri su riviste specializzate) farebbero risalire il Lino a un'epoca più tarda. Infatti, l'esplosione di energia avrebbe potuto alterare i parametri radioattivi del tessuto falsandone la datazione.

 

In assenza di tracce di movimentazione del corpo dal sudario, torna l'ipotesi di John Jackson il quale supponeva che il corpo, in seguito a quell'esplosione altamente energetica, divenne "meccanicamente trasparente" e passò attraverso la Sindone senza alterarla fisicamente. Insomma, secondo vari scienziati - laici e cattolici - l'Uomo sindonico si sarebbe "smaterializzato in un lampo di luce" all'interno del suo sudario. E allora, il passaggio logico-induttivo è: se questo fenomeno dovesse realmente essere avvenuto dopo la morte di Cristo, perché non potrebbe essersi verificato anche alla nascita, giustificando così il dogma del parto verginale di Maria? Se nell'iconografia tradizionale il Bambino viene sempre raffigurato splendente e luminoso, questo "mistero di luce" trova un'eco anche a livello delle Scritture. Isaia profetizza: «Il popolo che camminava nelle tenebre vide «una grande luce», perché un bambino è nato per noi (Is 9, 1)». Vi è poi il Cantico di Zaccaria (padre del Battista): «Verrà a visitarci dall'alto un «sole» che sorge per rischiarare quelli che stanno nelle tenebre».

Dei pastori, scrive l'evangelista Luca: «Un angelo del Signore si presentò davanti a loro e la gloria del Signore li avvolse di "luce"». La visione mistica di S. Brigida tramanda, poi, che la Madonna si trovò fra le braccia il bambino "in un bagno di luce" senza nemmeno sapere come fosse avvenuto il parto. Per credere a un evento del genere c'è bisogno, ovviamente, di un salto di fede, ma se alcuni credenti, per quanto riguarda la Risurrezione, vengono confortati dalle citate teorie scientifiche sulla Sindone circa l'effetto di una luce reale, fisica, sottile e potentissima, lo stesso discorso potrebbe essere "esportato" per il parto virginale di Maria. A meno di non immaginare un'improbabile tecnologia fecondativa e ostetrica, sconosciuta per quei tempi, se si vuol credere al dogma, non restano molte altre soluzioni "tecniche". Una ipotetica azione dello Spirito sulla materia, tra l'altro, si sarebbe potuta manifestare anche in molti miracoli di Cristo il quale, oltre a fuoriuscire immaterialmente dal grembo materno - e poi dal sepolcro - allo stesso modo, avrebbe potuto dominare la natura fisica, moltiplicando i pani e i pesci, camminando sulle acque, trasformando l'acqua in vino, guarendo sordi, ciechi, paralitici etc.

Naturalmente, solo la scienza del futuro - in un rapporto di "reciproca fecondità" con la fede, come auspicava Benedetto XVI - potrà fornire maggiori informazioni sull'organizzazione più sottile e profonda della materia, della quale ancora conosciamo ben poco. Tuttavia, se fosse vero che Cristo era il Figlio di Dio (come il dogma del parto virginale "certifica" per i credenti), sarebbe ragionevole supporre che avrebbe potuto manipolare senza difficoltà la materia creata da Suo Padre. Commenta per noi Vittorio Messori, intervistato sulla proposta: «Non dimentichiamo l'osservazione di Pascal: "Per preservare la libertà delle sue creature, Dio ci ha dato abbastanza luce per credere, ma ha conservato abbastanza ombra per chi voglia dubitare»" La ricerca attorno ai fatti misteriosi è benemerita, purché fatta nella consapevolezza che, per volere divino, sino a quando saremo sulla terra non ci sarà dato di convincere tutti. La fede nel Vangelo è una proposta, non una minaccia perché si creda».

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