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Si incatena davanti al tribunale

protesta contro processo breve

Maria Acqua Simi
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Si è incatenato davanti al palazzo di giustizia di Palermo per circa due ore per «chiedere giustizia» ed esprimere il suo dissenso contro il processo breve. Il protagonista della vicenda è Matteo La Placa, 41 anni, originario di Sciacca (Agrigento), che nel 2003 perse la giovane moglie, Accursia Attardo di 31 anni e la figlia in grembo, quasi al nono mese di gravidanza, Martina. «Mia moglie e mia figlia sono morte da sei anni - si leggeva sul cartellone scritto con un pennarello - attendo ancora giustizia». Dopo circa due ore, La Placa è stato ricevuto dal presidente del tribunale Giuseppe Rizzo. La Placa si è lamentato per la lentezza del processo a carico di otto imputati, tra medici e paramedici, che ebbero in cura la moglie all'istituto materno infantile di Palermo. L'accusa è di omicidio colposo e falsificazione di atti. «Se fosse stato approvato già il processo breve - spiega La Placa - a quest'ora il processo sarebbe già andato in prescrizione e io non avrei mai giustizia per mia moglie e mia figlia». La donna, dopo essere stata a Bologna per una cura ormonale, rimase incinta e proseguì la gravidanza a Palermo, dove venne seguita all'Imi. La donna aveva una sindrome da iperstimolazione ovarica. «È stata curata male - spiega l'avvocato Salvatore Petronio - le è stata somministrata una sola fiala di albumina. Per questo è morta, nei polmoni si erano formati oltre 3 litri e mezzo di liquido. È morta per edema polmonare». Dopo aver parlato con il presidente del tribunale, La Placa si è detto «più sereno»: il presidente del tribunale «mi ha assicurato che le udienze verranno accelerate e che seguirà l'iter processuale». La prossima udienza è fissata per il prossimo 7 dicembre. Sotto processo il primario, il suo vice, altri medici ed infermieri. La prima udienza si è celebrata il 18 dicembre 2007, «ma la sentenza è ancora molto lontana», denuncia Matteo La Placa. Il giudice monocratico che dovrà decidere è Daniela Vascellaro.

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