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Luca Palamara, giallo sul trojan spento a cena con Giuseppe Pignatone: "Colloqui mai registrati"

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E' giallo sul trojan inoculato sul telefono di Luca Palamara, ex presidente dell’Associazione nazionale magistrati. Pare, infatti, che lo strumento informatico non abbia mai registrato i contenuti della famosa cena con l'ex procuratore di Roma Giuseppe Pignatone. Ciò significa che non esistono intercettazioni sparite dall'inchiesta di Perugia, come spiegato dal procuratore capo Raffaele Cantone. Tuttavia, a creare sospetti è il fatto che la sera prima della cena con Pignatone, il trojan  ha registrato parola per parola l’incontro all’Hotel Champagne tra Palamara, Cosimo Ferri, Luca Lotti e altri membri del Csm, "nonostante la Finanza sapesse bene che sarebbe stato presente un parlamentare", come scrive il Giornale.

 

 

 

La domanda adesso è questa: come mai il trojan è rimasto acceso fino a tardi per intercettare le conversazioni all'Hotel Champagne e invece il giorno dopo è stato spento a metà pomeriggio, non permettendo di ascoltare il discorso cruciale tra Palamara e Pignatone? Bisognerebbe capire, insomma, chi si occupava di gestire il trojan. Come fa sapere il Giornale, il "telefono di Palamara è stato aperto senza rilevare dove approdasse il trojan e ormai il dato è irrecuperabile". Tuttavia i consulenti di Luigi Panella, difensore del deputato renziano Ferri, hanno trovato lo stesso trojan in un altro telefono. Il codice identificativo  del server corrisponde a un indirizzo ben preciso: Isola 5E del centro direzionale di Napoli. Lì, tuttavia, non c'è nessuna sede giudiziaria né di polizia ma gli uffici di Rcs, l'azienda privata che ha fornito il software e che ha sempre negato di aver trattato i dati.

 

 

 

Capire chi abbia gestito le registrazioni effettuate nel maggio del 2019 aiuterebbe a risolvere diversi misteri. In primis permetterebbe di scoprire che tipo di conversazione ci sia stata al ristorante Mamma Angelina, ai Parioli, dove Palamara e Pignatone erano andati per festeggiare il procuratore di Roma, appena andato in pensione. Stando alla versione ufficiale, il trojan era disattivato in quelle ore. Tuttavia, per i consulenti informatici della difesa di Ferri, il trojan ha registrato tutto, come proverebbero i tabulati della Rcs recuperati dalla difesa: i documenti mostrerebbero che nella serata del 9 maggio, quando secondo Cantone il trojan non era programmato per funzionare, lo strumento avrebbe invece registrato in continuazione. C'è poi anche una coincidenza particolare che il Giornale fa notare: alla cena ai Parioli c'era anche un altro magistrato, Paola Roja, la cui cassaforte è stata svuotata pochi giorni fa. 

 

 

 

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