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Coronavirus, la variante inglese: nausea, problemi intestinali e mal di gola. I sintomi e chi viene colpito

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La variante inglese del Covid è la responsabile della terza ondata attualmente in corso in Italia e in gran parte d’Europa. La buona notizia è che tale mutazione non incide sulla campagna di vaccinazione, dato che l’effetto del siero non è in alcun modo compromesso da essa, però sono tante le problematiche che sta creando. Questo perché i contagiati hanno solitamente una carica virale molto più alta, a causa della quale è più facile trasmettere il Covid. 

 

 

In alcune Regioni italiane la diffusione della variante inglese è superiore al 90 per cento: su base nazionale siamo al 70 per cento, ma la situazione è variabile. Lo riporta Il Messaggero, che ha condotto un’indagine approfondita sulle caratteristiche di tale mutazione che è ormai largamente diffusa in Italia. “La nostra esperienza conferma che le cariche virali sono molto alte e l’infezione dura di più - ha dichiarato Antonella Mencacci, responsabile del laboratorio di microbiologia dell’ospedale di Perugia - e colpisce persone più giovani, questo ha comportato un abbassamento dell’età media di chi viene ricoverato”. 

 

 

Sulla stessa lunghezza d’onda Massimo Andreoni, primario di infettivologia al Policlinico Tor Vergata di Roma: “Rileviamo non solo una maggiore trasmissibilità del virus - ha confermato a Il Messaggero - ma anche una maggiore severità. E vediamo persone più giovani che si ammalano. Più che parlare di una maggiore aggressività o virulenza, dovremmo parlare di una maggiore capacità replicativa. Questo è un problema molto serio. Nelle terapie intensive oggi ci sono cinquantenni e quarantenni”. Secondo una ricerca pubblicata dal British Medical Journal, la letalità con la variante inglese resta molto bassa ma superiore alla versione iniziale del 60 per cento: in più sono cambiati i sintomi, i più frequenti adesso sono mal di gola, nausea e problemi intestinali, mentre si rilevano di meno le perdite di olfatto e gusto. 

 

 

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