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Intercettazioni, per spiare 130mila persone spesi 200 milioni: ecco il prezzo pagato dallo Stato

Pieremilio Sammarco
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«Il processo Eni-Nigeria è stato un enorme spreco di risorse», queste le dure parole del Procuratore Generale di Milano che ha chiesto l'assoluzione di tutti gli imputati. Tra gli sprechi evocati, naturalmente, così come in tanti altri processi, non mancano i soldi spesi per le intercettazioni. Da tempo si discute sull'uso di questo strumento investigativo, divenuto sempre più sofisticato ed invasivo e da più parti si levano voci per una riforma legislativa che ne limiti l'impiego. Ma in attesa che la sentenza della Corte di Giustizia Ue (causa 746/18) possa fare da traino per una riforma organica della materia, è di interesse conoscere quali risorse vengono oggi impiegate dalle Procure italiane per l'ascolto.

 

 

CITTÀ COME FERRARA...
Il primo dato che si ricava dalle fonti ministeriali è che le intercettazioni telefoniche e ambientali hanno come bersaglio ogni anno circa 130mila individui, per una spesa complessiva di oltre 180 milioni di euro per il 2019 (di cui 139 milioni per il solo noleggio di apparati) e di oltre 190 milioni di euro per il 2020. Delle circa 130mila persone oggetto di attenzione da parte delle Procure italiane (più o meno la popolazione di una città come Salerno o Ferrara), l'85% delle intercettazioni sono di tipo telefonico, il 12% di tipo ambientale ed il 3% di tipo telematico. Ma ciò che colpisce è l'aspetto economico, dato che non vi è un tariffario unico per questi servizi offerti dalle società specializzate; esse infatti applicano prezzi diversi a seconda della Procura richiedente, riscontrando prezzi più alti per quella di Roma e Milano rispetto ad altri uffici requirenti. Proprio per queste ragioni, al fine di eliminare le disparità territoriali, è attualmente in esame presso il ministero della Giustizia uno schema di decreto per la determinazione di tariffe standard per tutti gli uffici delle Procure nazionali. I servizi da quotare sono complessi ed articolati e vanno dal reperimento degli apparecchiature e dei software di sorveglianza, alle attività di registrazione, trascrizione e conservazione dei dati in appositi archivi, fino alla vigilanza degli impianti installati. Quanto al dettaglio del prezzario indicato nello schema di decreto, le intercettazioni di tipo telefonico costano da un minimo di 0,90 euro a un massimo di 2,12 euro al giorno, quelle audio ambientali circa 30 euro al giorno, quelle acquisite mediante trojan da un minimo di 30 euro fino a 120 euro al giorno. Oggi, però, le tariffe applicate dalle società specializzate sono sensibilmente più alte rispetto a quelle proposte dal ministero e le società che espletano questi servizi per conto degli uffici delle Procure hanno già alzato gli scudi, criticando il proposto taglio dei prezzi. Ad esempio, oggi, una giornata di trojan costa 150 euro.

 

 

QUALCUNO CONTROLLI
Visto che tali attività di sorveglianza vengono espletate per periodi lunghi, esse sono estremamente costose per l'erario e dunque per la collettività, a cui si aggiungono i costi del personale della polizia giudiziaria (GdF e Carabinieri) impegnato anche a trascrivere nelle informative i dialoghi ascoltati. Proprio per questo, l'avvio di indagini eclatanti basate principalmente sulle intercettazioni disposte dal pm che poi non conducono a nulla di fatto o addirittura si concludono con delle assoluzioni dopo un lungo processo, sono un grande dispendio di denaro pubblico, nei confronti del quale occorrerebbe aprire una riflessione sull'opportunità di attivare la Corte dei Conti per il contrasto a questo spreco di risorse. 

 

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