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Spionaggio, l'ammiraglio Sergio Biraghi: "Quando i russi provarono a rubarci i manuali dei sonar"

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L'arresto dell'ufficiale della Marina Walter Biot sulla base di una vendita di documenti riservati alla Russia, ha provocato un terremoto diplomatico tra Mosca e Roma. La Stampa ha intervistato Sergio Biraghi, una vita trascorsa nei servizi segreti della Marina, prima di approdare al Quirinale come consigliere militare di Carlo Azeglio Ciampi e concludere la carriera come Capo di stato maggiore. "Le regole del gioco sono sempre le stesse. Loro ci provano, noi dobbiamo impedirlo. Ma vale anche all'inverso. Pure noi ci proviamo" racconta Stefano Biraghi. "E ci fu una volta che ai russi diedi io personalmente scacco matto".

 

 

"Erano i primi anni Novanta e io comandavo il Sios-Marina. Mi chiama un nostro sottoufficiale che era appena andato in pensione e lavorava per una ditta privata in Lombardia. Tramite un amico, l'addetto commerciale del Consolato di Milano voleva conoscerlo. Aveva saputo che era un esperto di sonar e di caccia ai sommergibili" ricorda l'ex Capo di Stato maggiore "Dissi subito: vai avanti, fingi interesse. E infatti ci furono incontri. Il nostro, ben istruito da me, disse di avere ottimi rapporti con i colleghi e di essere offeso per come l'aveva trattato la Marina. Ci fu un primo abboccamento, poi un secondo. Il nostro sottoufficiale lasciò intendere che aveva alcuni documenti interessanti, e che poteva contattare chi lo aveva sostituito a bordo della fregata Maestrale".

 

 

"A quel punto" continua a raccontare Biraghi "l'uomo del consolato si mostrò molto interessato in particolare a un manuale tecnico sulle caratteristiche dei sonar che noi usavamo per monitorare i loro sottomarini nucleari. Un manuale ovviamente classificato. Uscì fuori, come ci aspettavamo, anche il discorso dei soldi. Si misero d'accordo per una quindicina di milioni in cambio della prima consegna. Ovviamente c'erano ancora le lire. A prova di affidabilità, diede al russo la prima pagina del manuale". 

 

 

"Il russo a quel punto aveva una fretta indiavolata. Voleva tutto il manuale. E noi lo preparammo nella tipografia della Marina: stampammo un manuale con le vere pagine quando inoffensive, e inventate quando segrete. Naturalmente ogni passo era stato concordato con il Sismi e poi con i carabinieri. Al momento dello scambio, appena il russo aprì la valigetta con i soldi, intervennero i nostri. L'uomo fu impacchettato e portato all'aeroporto; i soldi e il manuale farlocco furono sequestrati. Non era stato consumato alcun reato, e perciò non era necessario informare la magistratura. La Farnesina chiamò l'ambasciata a Roma, quelli fecero la scena di chi cade dalle nuvole, diedero la colpa a un eccesso di zelo del loro addetto, ci fecero anzi tante scuse e via. L'uomo fu messo direttamente sul primo aereo per Mosca" prosegue l'ex ammiraglio della Marina e aggiunge "Pare che ci risiamo. Mi dispiace molto perché un ufficiale di Marina dovrebbe difendere la patria, non tradirla". 

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