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Denise Pipitone, la testimone a Storie Italiane: "Sono la nipote della rom, mia zia potrebbe averla rapita. Quando l'ho incontrata..."

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Eleonora Daniele con Storie Italiane si è tornata a occupare del caso di Denise Pipitone su Rai1. E lo ha fatto raccogliendo una testimonianza che potrebbe risultare preziosa: in diretta con lei si è collegata una ragazza di origini rom che si chiama Mariana Trotta. Quest’ultima è stata adottata e vive in Italia da anni, ma in passato ha avuto modo di conoscere la sua famiglia biologica, che si trova in Francia. E in quella circostanza avrebbe incontrato la donna che appare nel video girato a Milano con una bambina che potrebbe essere la stessa rapita a Mazara del Vallo il primo settembre 2004. 

 

“Questa donna nel campo era una figura importante, mi rimase impressa perché era una persona che era un punto di riferimento. Che poi sarebbe anche mia zia”, ha raccontato la ragazza, secondo cui quella donna sarebbe la compagna del fratello del padre biologico. “Non so il nome - ha aggiunto - dicono che si chiamava Silvana ma da me si faceva chiamare Florina. Io con lei ci ho parlato poco, parlava italiano ma con me non ha parlato molto”. La ragazza è apparsa impaurita: “C’è da pensare che questa è gente pericolosa. Io non so se stanno ancora insieme con mio zio, ho chiesto a mia sorella ma lei è vaga e non mi dà notizie. Io ammetto di avere paura, ci ho messo la faccia, ma queste persone hanno dei giri particolari”. 

 

In merito alla ragazza presentata come la figlia dello zio e della donna avvistata a Milano, Mariana Trotta ricorda quanto segue: “Non ho mai sentito chiamarla Danas, ma questa ragazza non sapeva la sua età, avrà avuto tra i 17 e i 18 anni all’epoca. Era molto traumatizzata, non parlava quasi mai e si faceva capire a gesti. Era messa male, ricordo che non aveva i denti, spesso le tremavano le mani. Ricordo che era molto controllata e che non le veniva mai permesso di uscire nel campo rom. Una volta mi disse che non sapeva chi fosse la sua famiglia biologica e quale fosse la sua identità”. 

 

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