Psicologia scolastica in Lombardia: ora c'è la legge
L’approvazione del provvedimento che permetterà l’attivazione dei Servizi di Psico-Pedagogia all’interno degli Istituti Scolastici lombardi rappresenta un’importante innovazione per il nostro Sistema Educativo, ma soprattutto è una risposta concreta dalla politica che mette al centro il benessere psicologico degli studenti e delle studentesse, così come della Scuola nella sua integrità.
Per questo, come rappresentante dei professionisti psicologi lombardi, saluto con grande soddisfazione questo progetto di legge e l’investimento concreto della nostra Regione sul benessere e sullo sviluppo delle risorse del Sistema Educativo, fiduciosa che la messa in campo delle competenze della nostra Comunità Professionale porterà sicuramente un contributo decisivo per la prevenzione, l’intervento e la promozione della Salute Psicologica.
L’esperienza della pandemia, nel suo drammatico impatto sulla Salute (fisica e mentale), è stata per la Scuola una vera e propria emergenza nell’emergenza: non sappiamo ancora quali saranno le conseguenze psicologiche a lungo termine per i nostri giovani, ma siamo certi, ce lo dicono i contributi della ricerca e ce lo dice anche l’esperienza di migliaia di ragazze e ragazzi, che non c’è davvero tempo da perdere.
Sappiamo che negli ultimi mesi il ritorno sui banchi ha chiesto a nostri giovani di adattarsi a una (ormai non più tanto) “nuova normalità” che li ha impegnati a dover far fronte non solo ai compiti propri della loro fase di sviluppo (per esempio la relazione con i genitori, con i pari, con sé stessi e il proprio corpo che cambia) ma anche alla consapevolezza che la pandemia ha comportato una rottura tra il prima e il dopo. I ragazzi e le ragazze portano nello zainetto anche la paura del contagio, l’esperienza della morte, l’isolamento forzato da quel quotidiano che è una palestra tanto fondamentale per la stabilità e la buona crescita di ognuno di loro.
I dati mostrano un incremento importante di difficoltà che coprono lo spettro più marcatamente comportamentale (aggressività, bullismo, autolesionismo) e quello psicologico (sintomi somatici, ansia, depressione).
Risulta allora necessario fornire i ragazzi e le ragazze di quegli strumenti che gli permettano di mettere in campo le proprie risorse, senza prescindere dall’ascolto attento e sensibile delle possibili difficoltà e fragilità: un’educazione alla resilienza.
La resilienza diventa infatti un punto saliente anche in considerazione da un lato degli effetti della DAD e dall’altro da ciò che le review scientifiche mostrano sull’ incremento di sintomi.
Infatti, diversi studi sulla popolazione dei preadolescenti e adolescenti hanno evidenziato una significativa diffusione di alti livelli di ansia e depressione come esprime lo studio italiano di Pisano e colleghi. A questi si aggiungono anche stress cronico e acuto, sintomi post-traumatici, aumento della violenza intra-familiare, preoccupazioni per i propri familiari, lutti inaspettati e traumatici, senso di impotenza per l’imposizione di stare isolati in casa, e un incremento dell’uso problematico dei social network, come indicano le recenti ricerche internazionali di Guessoum e colleghi e Racine e colleghi, pubblicate lo scorso anno.
Questo forte disagio caratterizza anche la popolazione di bambini e preadolescenti in cui si sono riscontrate difficoltà di concentrazione (76.6%), noia (52%), irritabilità (39%), irrequietezza (38.8%), nervosismo (38%), senso di solitudine (31.3%), affaticamento (30.4%), e preoccupazioni (30.1%), come si evince dallo studio di Orgiles e colleghi del 2020.
Seppur garantire l’apertura delle scuole sia un primo passo, sappiamo bene che non basterà un “liberi tutti” per ricominciare da dove eravamo prima.
E per far si che la scuola possa assolvere questa funzione, favorendo la messa in campo di risorse da parte dei giovani, è assolutamente necessario offrire una capillare assistenza psicologica nelle scuole, con finalità sia preventiva che di ripartenza, come già avviene negli istituti dei nostri vicini europei.
Del resto, la scuola è chiamata a promuovere non solo l’apprendimento, ma anche l’educazione, il senso civico, la responsabilità, il pensiero critico, e quelle che noi adulti chiamiamo pari opportunità: contrastando le differenze sociali, fungendo da contenitore protettivo per tutte quelle situazioni di fragilità che, diversamente, aumentano le distanze sociali, amplificano i fattori di rischio.
L’approvazione di questa legge va allora nella direzione di fornire un aiuto concreto ai giovani ragazzi con le necessarie finalità di supporto alla dirigenza scolastica, al personale docente e non docente, alle famiglie, non solo per la presa in carico delle difficoltà ma soprattutto secondo una logica preventiva, di promozione del benessere e di pieno sviluppo della comunità scolastica.
Fornire sostegno non deve tradursi nel solo tamponamento delle situazioni di emergenza, nemmeno di questa Emergenza, ma nella comprensione che è necessario un cambio di rotta nel modo in cui tuteliamo il diritto allo studio.
La scuola deve mettere in campo azioni di prevenzione, di monitoraggio, di supporto e di valutazione degli esiti come prassi, non come corsa agli armamenti solo quando il danno è troppo grande per essere ignorato.
La sua attuazione rappresenta anche un segno tangibile di come sia possibile attuare misure a favore del benessere e in risposta ai bisogni psicologi dei cittadini e delle cittadine.
Auspichiamo infatti che questa legge sia solo l’inizio dell’istituzione di presidi sul e nel territorio, che non si limitino solo a degli sportelli, ma che si traducano in progetti di prevenzione finalizzati a un maggior benessere psicologico.
“Non sei mai troppo piccolo per fare la differenza” ha detto un giorno la giovane Greta Thunberg. Non è mai troppo tardi per cambiare, dovremmo rispondere noi.
La mia speranza è allora che attraverso questo servizio possiamo davvero occuparci dei giovani, che questo sia un primo passo verso una completa istituzionalizzazione dei servizi di psicologia scolastica in tutte le scuole italiane.
di Laura Parolin
Presidente dell’Ordine degli Psicologi della Lombardia (OPL)