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Coronavirus, la prima regione italiana che rischia la zona arancione: "Cosa stiamo vedendo in questi giorni in terapia intensiva"

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Tra poche ore la Sicilia sarà la prima regione italiana a tornare in zona gialla. Ma il rischio è quello di arrivare addirittura in "zona arancione", un colpo tremendo per la vita dei siciliani e l'economia dell'isola. È il frutto di una estate trascorsa tra tanti turisti, poche mascherine, zero distanziamento (difficilissimo, nelle località di villeggiatura e nei luoghi della movida) e soprattutto di un "buco nero" nella campagna di immunizzazione contro il Coronavirus. Tradotto in uno slogan: "ultima per vaccini, prima per contagi". 

 

 

 

 


La situazione, ancora oggi, secondo Repubblica, è sfuggita di mano: pochi controlli garantiscono il rispetto dell'obbligo di indossare mascherine anche all'aperto o tavoli al ristorante per massimo 4 persone, come imposto da una ordinanza del governatore Nello Musumeci. "A Terrasini di vigili neanche l'ombra: niente mascherine né in spiaggia né nei viali affollati di turisti. Lo stesso accade a Pantelleria, l'isola dei vip, sold out da settimane: nei dammusi si fa festa fino a tardi". Non il modo migliore per prepararsi a una situazione che con il ritorno della vita "normale", tra lavoro in ufficio e scuole riaperte, minaccia di peggiorare ulteriormente. Dal 13 agosto i contagi superano ogni giorno le mille unità, quando a inizio luglio i nuovi positivi erano appena 58 ogni 24 ore. Ovviamente, il fattore scatenante è la massa di turisti che si è riversata sull'isola: 700mila transiti, a fronte di appena 20.000 tamponi. Inoltre, sottolinea Repubblica, "più di un siciliano su tre, il 36,3%, non è vaccinato. In 160 comuni, il 41%, i residenti immunizzati sono meno di 3 su 5: tra questi c'è persino un capoluogo di provincia, Messina. E così solo il 55,2% dei siciliani ha diritto al Green Pass contro una media nazionale del 62,2".

 

 

 



La Sicilia, avverte l'assessore alla Sanità Razza "è solo la prima regione e non sarà l'unica". E il sistema sanitario, uno dei primi criteri che possono valere la chiusura, è in sofferenza precoce. "Servono ordinanze restrittive serie, da arancione a rosso, in quei 70-80 comuni che stanno affossando l'Isola con contagi fuori controllo", invoca Antonello Giarratano, presidente della società italiana anestesisti rianimatori, componente del Cts e direttore della Terapia intensiva del Policlinico di Palermo. Da una settimana l'ospedale ha sospeso i ricoveri ordinari, mentre al pronto soccorso Covid del Cervello di Palermo, i ricoveri sono da 10 a 18 al giorno, bambini compresi. "Si ammalano soprattutto i non vaccinati tra 50 e 70 anni, molti fragili - spiega la responsabile Tiziana Maniscalchi -. Ma non solo: in terapia sub intensiva adesso ci sono tre fratelli, tutti non vaccinati".

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