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Eitan Biran, il nonno indagato per sequestro di persona: "Perché lo ha fatto", le parole dei suoi avvocati

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Ha rapito il piccolo Eitan Biran, unico sopravvissuto alla strage della Funivia di Stresa-Mottarone, e per questo Smhuel Peleg è indagato a Pavia per sequestro di persona aggravato. Il nonno materno del bimbo di sei anni che lo scorso 23 maggio ha perso i genitori e la sorella ha portato il piccolo in Israele. Lo ha fatto su un volo privato in partenza dalla Svizzera, munito di passaporto di Eitan, e di nascosto dalla zia paterna e tutrice legale del piccolo, Aya Biran. "Pavia è la sua casa, Eitan è cittadino italiano", ha detto la donna preoccupata anche per la sua salute fisica e psicologica. 

Ma l'uomo, ex militare israeliano, continua a ribadire che non avrebbe commesso "un rapimento" ma che avrebbe agito per il bene del piccolo. Di più, per i legali di Peleg, Sara Carsaniga, Paolo Polizzi e Paolo Sevesi, il nonno "dopo aver tentato invano per mesi di poter portare la voce della famiglia materna nel procedimento civile di nomina del tutore. Dopo essere stato estromesso dagli atti e dalle udienze e preoccupato dalle condizioni di salute del nipotino, ha agito d’impulso". Un impulso che avrebbe addirittura portato l'uomo a munirsi di un'auto per arrivare in Svizzera, dove lo attendeva un volo privato. 

Intanto l'avvocato Cristina Pagni, uno dei legali di Aya Biran si è recata nel tribunale di Pavia per "parlare col giudice tutelare e attivare la Convenzione internazionale dell'Aja". La convenzione dell'Aja del 1980 infatti prevede di assicurare il rientro del minore presso l'affidatario e il Paese di residenza nei casi di sottrazione internazionale. Il giudice aveva anche disposto la riconsegna del passaporto israeliano del piccolo che era in possesso del nonno Shmuel Peleg. Lo stesso Tribunale aveva ordinato l'11 agosto il divieto di espatrio del bambino che sarebbe potuto avvenire solo con l'accompagnamento o l'autorizzazione della tutrice.

 

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