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Bergamo, Guardia di Finanza

scopre traffico di rifiuti

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I finanzieri del Nucleo di Polizia Tributaria della Guardia di Finanza di Bergamo hanno eseguito 5 misure cautelari personali disposte dal gip di Bergamo e il sequestro preventivo finalizzato alla confisca di circa 8 milioni di euro, riconducibili ad un sodalizio criminale con base nella provincia, ma attivo in varie parti del territorio nazionale. L'operazione è stata svolta in diverse province lombarde ed in altre regioni (Lazio, Calabria, Puglia, Campania, Friuli Venezia Giulia e Toscana), in collaborazione con i reparti del Corpo competenti, e ha richiesto l'impiego complessivo di circa 80 Fiamme Gialle. L'attività di servizio ha permesso di sottrarre alla disponibilità degli indagati una struttura commerciale nel bergamasco utilizzata per la compravendita di rottami ferrosi, partecipazioni in società nazionali e di diritto lussemburghese, disponibilità finanziarie anche tramite mandato fiduciario, conti correnti, immobili - fabbricati e terreni - e automobili, per un valore complessivo di oltre otto milioni di Euro. L'indagine, che è durata circa un anno e mezzo ed è stata coordinata dalla Procura di Bergamo, ha permesso di interrompere l'operato di un sodalizio criminale attivo nel territorio bergamasco nel settore del commercio dei rottami ferrosi, che ha commesso un'ingente frode fiscale legata al traffico illecito di rifiuti. Il traffico era realizzato attraverso società "filtro" create appositamente - successivamente trasferite in altra regione e avviate alla liquidazione - per gestire un'enorme quantità di rifiuti di origine ignota e di qualità chimico-fisiche sconosciute. Le società fantasma servivano anche a mantenere immacolate e preservare dai controlli della polizia ambientale, altre società sempre riconducibili agli indagati, alle quali erano poi rivenduti i rifiuti ripuliti. Il modello utilizzato consisteva nella trasformazione fittizia di rottami di provenienza ignota e dubbia (a tutti gli effetti classificabile come rifiuto), nel sistematico inserimento in contabilità di costi ingenti derivanti dai reati ambientali constatati, quantificati in circa 186 milioni di euro. L'organizzazione, inoltre, accendeva poste passive inesistenti oppure utilizzava pagamenti fittizi a mezzo di denaro contante, espedienti finalizzati a celare vere e proprie distrazioni di fondi societari, quantificati in circa 7 milioni di Euro, canalizzati principalmente verso la Repubblica di San Marino, e utilizzando anche nominativi di fantasia. Le indagini svolte hanno permesso di denunciare alla Procura della Repubblica di Bergamo 7 persone, contestando loro i reati di associazione a delinquere, finalizzata alla frode fiscale e al traffico illecito di rifiuti, nonché l'occultamento di scritture contabili obbligatorie. Sono stati poi segnalati "costi da reato", come tali indeducibili dal reddito d'impresa, per l'importo complessivo di oltre 185 milioni di euro, con quantificazione di Ires evasa per circa 61 milioni per le annualità dal 2004 al 2008.

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