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Trieste, la testimonianza dell'infermiere: "Come li vedo morire, peggio delle precedenti ondate", il dramma-Covid

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"Una situazione drammatica, per certi versi peggiore delle scorse ondate". A dirlo è un giovane coordinatore infermieristico della Pneumologia di Trieste, che si è trovato come di consueto un paziente non vaccinato in ospedale. "Non per scelta - specifica però nella lettera inviata a Repubblica -, ma per motivi di salute". L'uomo infatti era dispnoico e non riusciva a respirare, per questo "non poteva staccarsi dal supporto del ventilatore nemmeno per bere un sorso d'acqua per inumidire la bocca, seccatasi a causa dell'ossigeno ad alti flussi". Oggi, dice con grande amarezza l'infermiere, questa persona non c'è più.

 

 

"Storie ed esperienze analoghe sono entrate a far parte del nostro vissuto quotidiano da ormai quasi due anni. Storie di padri, madri, nonni, figli ai quali dobbiamo stringere la mano nei loro ultimi giorni di vita; persone che sono separate dai loro affetti e si aggrappano solo ai nostri sguardi". Da qui l'appello, affinché No vax e No Green pass passassero anche una sola giornata nel "13° girone dell'inferno per vedere quanto inumano sia morire di polmonite da Covid, nonostante i nostri sforzi per rendere l'ultimo miglio di queste persone, più lieve possibile".

 

 

Una soluzione però c'è: è il vaccino. E anche se i medici continueranno a curare chiunque, a prescindere dall'ideologia, la rabbia cresce. "Sono un arduo sostenitore delle libertà individuali - conclude l'operatore sanitario -, ma questa libertà deve esserci dal momento in cui veniamo al mondo al momento in cui moriamo; e chi muore attaccato al ventilatore, credete, è tutto fuorché libero e in pace". 

 

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