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Covid e Omicron, la prima regione "da zona rossa". E a fine mese, la situazione precipiterà

Reparto Covid  

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C'è una Regione che con i numeri che ha rischia di passare alla zona rossa. Si tratta della Valle d'Aosta ma secondo l'epidemiologo Carlo La Vecchia tutta l'Italia rischia di andare in rosso entro la fine del mese. Attualmente sono in zona gialla la Calabria, Friuli-Venezia Giulia, Marche, Lazio, Liguria, Lombardia, Bolzano, Trento, Piemonte, Sicilia e Veneto. Tutte le altre regioni sono in bianco e nessuna è per ora in arancione, fascia nella quale sono previste restrizioni negli spostamenti per i non vaccinati. Sulla base dei dati attuali, però, sarebbero a rischio zona arancione da lunedì 10 gennaio la Liguria e la Sicilia.

 

 

Nella settimana 28 dicembre-4 gennaio il tasso di crescita dei ricoveri negli ospedali sentinella della Federazione italiana aziende sanitarie e ospedaliere (Fiaso) ha infatti avuto una accelerazione del 25,8%, secondo l'ultimo report pubblicato ieri 5 gennaio. I non vaccinati ricoverati in rianimazione sono il 72% del totale mentre i vaccinati sono il 28%. In particolare, secondo i dati dell'Agenzia nazionale per i servizi sanitari regionali (Agenas) del 4 gennaio, a livello nazionale il tasso di occupazione di posti letto nei reparti ospedalieri sale al 20% e, in 24 ore, cresce in 13 regioni, raggiungendo livelli più critici in Valle d'Aosta (47%), che rischia quindi di andare in zona rossa, Calabria (32%), Liguria (31%) e Umbria (27%). I posti letto in terapia intensiva occupati da pazienti con Covid restano invece al 15% a livello nazionale ma crescono in 6 regioni: Abruzzo (arrivando al 13%), Basilicata (4%), Lombardia (15%), provincia di Bolzano (19%), Piemonte (19%) e Valle d'Aosta (con un +3% arrivano al 12%). Dieci Regioni sono ferme oltre la soglia di allerta del 10% di posti occupati. 

 

 

Ma è "possibile" che l'Italia si ritrovi tutta in zona rossa a fine gennaio, secondo La Vecchia. Il professore dell'Università Statale, a Radio Popolare, ha lanciato l'allarme: "Il dato veramente preoccupante è che questi morti, questo aumento di ricoverati, sono stati quasi 600 oggi, riflettono i casi di due-tre settimane fa, quando avevamo mediamente 25-30mila casi al giorno. Se i numeri di oggi si tradurranno fra due o tre settimane in malati gravi, ossia ricoverati e poi in decessi, saremo davvero in una situazione tragica".

 

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