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Green pass, un suicidio tutto Italiano: mezzo mondo cancella le restrizioni? E noi le inaspriamo...

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Alessandro Gonzato
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In Inghilterra il Green pass è stato abolito il 27 gennaio ed entro fine febbraio verranno eliminate le poche restrizioni ancora in vigore: il premier Johnson l'ha annunciato tre settimane fa, ha sottolineato l'importanza di proseguire la campagna vaccinale, ma anche che non ha senso aspettare il 24 marzo- la data indicata originariamente - per tornare alla piena normalità, visto che la curva dei contagi è precipitata e la storia della pandemia è cambiata. Lunedì prossimo presenterà il piano per «convivere col virus». Nel Regno Unito (67 milioni di abitanti), dove la mascherina è un ricordo, pub e ristoranti lavorano a pieno regime e gli stadi sono stracolmi, ieri sono state comunicate 47.700 nuove infezioni: in Italia, dove la mascherina al chiuso al momento è sine die, quella all'aperto ha resistito fino a venerdì, le attività sono ancora alle prese con molti paletti e gli impianti sportivi rimangono mezzi vuoti, i nuovi casi sono 28.630, mai così pochi dall'inizio dell'anno.

 

 

 

È vero che la domenica vengono processati meno tamponi, ma lo è anche che lunedì 7 i casi erano 13mila in più. Regno Unito e Italia hanno la stessa percentuale di nuovi casi giornalieri rapportati all'intera popolazione (0,07 là, 0,04 qui) ma sembra un altro mondo. Danimarca e Norvegia hanno rinunciato al Green pass il primo febbraio pur avendo un rapporto nuovi positivi-popolazione molto più alto. La Svezia ha sospeso i tamponi di massa perfino sui sintomatici e ha lasciato il diritto al molecolare gratuito solo ad anziani, fragili e sanitari. La ratio, spiegata dal governo, è semplice: i tamponi sono un costo per la comunità e non sono più essenziali su ampia scala. La Repubblica Ceca toglierà il pass il primo marzo ma non serve già più per entrare nei locali, così come dal parrucchiere e per svolgere un'altra serie di attività. L'Olanda deciderà in settimana il giorno della rimozione. Non è più necessario alle Canarie.

 

 

 

IL PRESSING

Ieri l'ha abolito anche l'Ontario, la provincia più popolosa del Canada, 13 milioni di abitanti, dopo le proteste dei camionisti. La Francia tra 10 giorni toglierà la mascherina al chiuso e tra fine marzo e inizio aprile rinuncerà alla certificazione sanitaria. In Italia invece il consulente del ministero della Salute, Walter Ricciardi, è dell'avviso che «l'obbligo del Green pass vada mantenuto per tutto il 2022». Il sottosegretario alla Salute, Pierpaolo Sileri (invero uno dei pochi al governo che in due anni ha sempre seguito la ragionevolezza), ha dichiarato che «è prematuro parlare di eliminazione, ma», ha aggiunto, «una rimodulazione può essere pensata. Io però vedrei prima la rimozione della mascherina al chiuso». Giorgia Meloni è tornata all'attacco: «Mentre tutto il mondo allenta le restrizioni, da domani (oggi, ndr) centinaia di migliaia di lavoratori rimarranno a casa senza stipendio per l'ignobile ricatto del Green pass, un provvedimento senza alcun senso scientifico, figlio della deriva ideologica di un esecutivo che sta in piedi solo grazie al morboso attaccamento alla poltrona. Non è degno di uno Stato civile». Meno duro nei toni Matteo Salvini: «Penso e spero che il 31 marzo con la fine dello Stato d'emergenza si superino divieti e restrizioni, non possiamo essere quelli che ne hanno di più». Intanto i cortei no-Pass di ieri e del fine settimana, da Trieste a Roma, si sono rivelati un flop: pochi manifestanti che hanno bloccato le strade (fino a 4 mila euro di multa agli organizzatori) con insulti a Draghi e riferimenti farneticanti al nazismo. Si può essere contrari, ma usando il cervello. 

 

 

 

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