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Casa, devi ristrutturare? Sei rovinato: guerra in Ucraina, ecco il dettaglio di tutti i nuovi prezzi

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L'allarme non smette di suonare. Da nord a sud. È un urlo incessante che chiede aiuto. I cantieri edili di tutta Italia rischiano di chiudere e non riaprire più. Colpa dei rincari esagerati che stanno colpendo le materie prime e di conseguenza strozzando i costruttori. Prima la pandemia e i lucchetti obbligatori alle aree, poi i problemi legati allo strumento del 110% per risanare il patrimonio edilizio, infine i prezzi alle stelle dei materiali. Tanto che tra le imprese rimbalzano voci poco rincuoranti: «Arrivati a questo punto, meglio stare fermi». Il guaio è che i progetti previsti dal Pnrr rischiano di abortire sul nascere. Il perché è presto detto visto che con l'inflazione galoppante il conto da pagare sarebbe più alto. Parecchio più alto: 10 miliardi di euro, secondo le prime stime.

 

 

Secondo Ance, l'associazione nazionale dei costruttori, ferro e acciaio sono aumentati fino al 200 per cento, i polipropileni e il legno di oltre il 100 per cento, i catrami di oltre il 50 per cento. A questo si aggiunge difficoltà a reperire molti dei materiali che servono alle imprese. Aumenti esorbitanti che hanno spinto persino il presidente dell'Anac, Giuseppe Busia, a chiedere al governo e al Parlamento un «urgente intervento normativo sulla revisione dei prezzi negli appalti per far fronte agli esorbitanti incrementi delle materie prime nei contratti in corso di esecuzione riguardanti servizi e forniture». Ieri ci ha pensato Ance Umbria a rincarare la dose chiedendo «l'immediata apertura di un confronto vero e costruttivo, responsabile e collaborativo, con le diverse stazioni appaltanti, a partire da Anas, e soprattutto con la Regione, per l'adeguamento del prezzario recentemente approvato».

Il presidente dell'associazione, Albano Morelli, ha ribadito che «i fenomeni di aumento dell'energia e delle materie prime e di carenza dei materiali da costruzione, se non affrontati con spirito unitario e collaborativo, con responsabilità e verità, rischiano di determinare danni enormi all'economia, alla società, al territorio e alle nostre città e soprattutto al futuro nostro e dei nostri figli». Un paio di giorni fa il Gianni Frattale, presidente Ance L'Aquila, ha schiacciato il tasto dolente del terremoto: «In un momento in cui l'attenzione nazionale è diminuita rispetto al passato con il governo centrale impegnato su scenari più urgenti e drammatici, è necessario rafforzare il confronto per portare a termine l'ultima fase del lavoro, la più difficile, anche a fronte dei rincari di materiali che rendono i cantieri della ricostruzione 2009 non più remunerativi per le imprese».

 

 

Anche gli ingegneri intravedono cattivi presagi. Il presidente dell'ordine professionale di Verona, Andrea Falsirollo, ha contestato le nuove norme introdotte nei giorni scorsi in materia di assicurazioni riguardo il superbonus 110%. «Il rischio è che molti asseveratori non siano aggiornati su questa novità e quindi i broker che abbiamo consultato dicono di stare fermi, con le conseguenze che possiamo immaginare sul settore». 

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