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Conto corrente, allarme rosso: guerra in Ucraina, cosa rischiano le banche italiane

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Giancarlo Mazzuca
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A quasi un mese di distanza dall'inizio del conflitto in Ucraina, chi pensava ad una guerra-lampo, Putin "in primis", è stato smentito dai fatti. I morti, purtroppo, dilagano e non si vedono ancora vere schiarite all'orizzonte. Con il passare dei giorni, si moltiplicano anche gli Sos sul fronte economico: tra caro-bollette, gas introvabile, benzina costosa nonostante gli ultimi interventi di Draghi, prezzi delle materie prime che schizzano verso l'alto, sono sempre più numerose le imprese italiane, appena reduci dalla "battaglia" del Covid, che rischiano di issare, questa volta definitivamente, bandiera bianca. Nessuno ne sta parlando, ma anche la situazione nel mondo del credito sta cominciando a risentire in modo notevole, al di là degli scossoni di Borsa, della situazione internazionale.

 

 

Al telefono, Antonio Patuelli, il presidente dell'Abi, è stato molto chiaro: «I problemi principali per le banche possono venire dalle difficoltà delle imprese di ogni genere perla crescita dei costi dell'energia, per le difficoltà negli approvvigionamenti delle materie prime, per la caduta del commercio con Russia ed Ucraina, per i forti rallentamenti del turismo, soprattutto russo, verso l'Italia». Una situazione, insomma, di pre-allarme che rischia di degenerare da un giorno all'altro se, come purtroppo sembra, non ci sarà presto qualche schiarita nell'Europa dell'Est. Un quadro molto grigio che potrebbe quindi divenire fosco anche perché tutto il «Made in Italy» si era appena ripreso da un devastante 2020 che ci aveva messo letteralmente in ginocchio con i «lockdown» a ripetizione. In questo senso, verrebbe quasi da dire che perseverare è diabolico: abbiamo dimostrato di saperci rialzare ma un secondo ko ci lascerebbe a terra dopo il fatidico conteggio. Ecco perché il mondo occidentale, sanzioni o non sanzioni, deve intensificare ancora più gli sforzi perché Putin faccia marcia indietro: al di là degli aspetti umanitari, tutti stiamo rischiando di restare in panne.

 

 

Un esempio: prendiamo proprio il caso della Romagna, dove vive e lavora il "numero uno" di Assobancaria: prima degli ultimi sviluppi bellici, era previsto, per quest' anno, l'arrivo di qualcosa come 300mila turisti con aerei provenienti dalla Russia (alcuni oligarchi hanno anche acquistato casa da queste parti) ma anche dall'Ucraina. Considerando, poi, le presenze massicce di russi già previste per la prossima stagione estiva soprattutto in Versilia ed in Sardegna, rischiamo davvero di avere una seconda canna del gas anche sul fronte turistico. E pensare che la Romagna in particolare è stata sempre una terra molto ospitale per gli ospiti di quel mondo che un tempo veniva chiamato "oltrecortina": se Lora, la vedova del grande Tonino Guerra, è russa e vive ancora oggi nella terra di Amarcord, c'è un paese nel Ravennate che si chiama, pensate un po', Russi: là è nato Luigi Carlo Farini, il quarto presidente del Consiglio del Regno di Italia dopo Cavour, Ricasoli e Rattazzi. Un grande presidente.

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