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Charlotte Angie, "non so perché ho iniziato": dopo che era morta... la terrificante confessione del killer

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"Ho legato la ragazza a un palo con un nastro telato nero e un sacchetto di plastica nero sulla testa": inizia così il raccapricciante racconto che il bancario Davide Fontana ha fatto ai carabinieri, parlando della morte di Carol Maltesi, conosciuta anche come Charlotte Angie. Stando alla versione dell'uomo, lui e la 26enne dovevano girare due video erotici la mattina del 10 o forse dell’11 gennaio, nelll'abitazione della ragazza alle porte di Milano. Qualcosa, però, è sfuggito di mano.

 

 

 

"Era in piedi, con i polsi legati dietro la vita e al palo. In una seconda fase l’ho slegata dal palo, l’ho sdraiata a pancia in su e le ho legato nuovamente i polsi al palo, e anche i piedi. Ho poi preso un martello e iniziato a colpirla su tutto il corpo, non forte, partendo dalle gambe. Quando sono arrivato verso la testa ho iniziato a colpirla forte, non so bene il perché", ha continuato Fontana, come riporta il Giornale. Il bancario non avrebbe risparmiato i dettagli: "Credo che a quel punto fosse già morta. E non sapendo che altro fare, le ho tagliato la gola con un coltello da cucina che poi ho buttato in un cestino dell’immondizia. Mi è sembrato un atto di pietà, vedevo che stava soffrendo".

 

 

 

Fontana avrebbe cercato di depistare le indagini per ben due mesi. Dopo avere ucciso la 26enne, mamma di un bimbo di 6 anni, commessa e attrice hard, con cui aveva pure avuto una relazione in passato, il bancario avrebbe pensato a tutto per sbarazzarsi del corpo. E avrebbe quindi acquistato un’accetta, una sega e un freezer. Dopo aver tagliato a pezzi il corpo della ragazza in oltre 15 parti, avrebbe cercato di bruciare i suoi tatuaggi e rendere irriconoscibile il volto. Poi avrebbe spostato tutto nel congelatore installato a casa della 26enne. Solo dopo settimane, il bancario avrebbe deciso di disfarsi del corpo della ragazza, buttando quattro sacchi neri con i resti umani all'interno in una scarpata al confine tra le province di Brescia e Bergamo, in Valcamonica. Dove poi sono stati avvistati da un passante. Tutto confessato dall'uomo durante l'interrogatorio di convalida del fermo. Per il giudice Fontana avrebbe ucciso la ragazza perché voleva lasciare Rescaldina per trasferirsi in provincia di Verona per avvicinarsi così al figlio.

 

 

 

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