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Ucraina, il suicidio italiano sul gas: ne siamo pieni ma non lo estraiamo

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Michele Zaccardi
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Nonostante i proclami di intransigenza di vari politici nei confronti di Mosca, l'Italia non sembra pronta a rinunciare al gas russo. Riuscire a rimpiazzare in pochi mesi 29 miliardi di metri cubi su un fabbisogno di 76,2 appare improbabile. Oltre a trovare nuovi fornitori, il governo è al lavoro per aumentare la produzione nazionale. Il mini incremento, di uno o due miliardi di metri cubi, però, si scontra con un fatto: in Italia è molto complicato estrarre gas. Solo nei giorni scorsi, il Ministero della transizione ecologica ha bocciato 37 richieste di esplorazione del sottosuolo presentate tra il 2004 e il 2009 da compagnie come Eni, Total e Shell.

 

 

IL RIGETTO
Il motivo del rigetto va cercato nell'oscuro acronimo Pitesai, in pratica il piano regolatore per le attività minerarie. Varato dal Governo Conte I e operativo da quattro mesi, il documento mette dei vincoli stringenti a tutte i lavori connessi alla "coltivazione" dei giacimenti di gas e petrolio. Secondo un'analisi di Assorisorse, l'associazione di categoria delle aziende minerarie, soltanto tre permessi o istanze di ricerca di nuovi siti su 45 sopravviveranno alla tagliola del Pitesai. Il resto delle licenze, invece, verrà bloccato o revocato, portando di fatto, scrive Assorisorse, «all'azzeramento delle attività future, sia a terra che a mare». Per quanto riguarda 123 giacimenti oggi in funzione (di cui 108 di gas), soltanto 21 non avranno problemi. Infatti, 20 concessioni saranno revocate, altre 45 dovranno superare una verifica per continuare a produrre, mentre 37 siti saranno sottoposti a limiti. «Il Pitesai è una follia» commenta Davide Tabarelli, fondatore della società di ricerca Nomisma Energia. Il documento, prosegue il professore, «introduce tantissimi elementi di incertezza e di incomprensione, oltre a portare all'eslcusione di molte aree dove in precedenza erano stati dati dei permessi».

Il Pitesai, del resto, va ad aggravare una situazione già di per sé critica. Dal 2009, infatti, la superficie delle aree in concessione si è ridotta di un terzo mentre dal 2019 non è stata fatta nessuna perforazione a scopo esplorativo. Il risultato si vede nei dati sulla produzione nazionale di gas, declinata dagli oltre 17 miliardi di metri cubi del 1997 ai 3,34 dell'anno scorso. E i numeri di quest' anno, se possibile, sono ancora peggiori. A gennaio e febbraio sono stati estratti 542 milioni di metri cubi di gas, in calo del 18,9% sullo stesso periodo del 2021. Con i lacci imposti dal Pitesai, del resto, è difficile fare meglio. «Se riusciamo ad arrivare a 4 miliardi di metri cubi di produzione è già molto» sottolinea Tabarelli. Anche perché, per iniziare a estrarre gas da un giacimento passano in media quattro o cinque anni, senza contare le lungaggini burocratiche. Ne è un esempio il Canale di Sicilia, dal quale si potrebbe ricavare fino a un miliardo di metri cubi l'anno. Il progetto per l'estrazione di metano dai giacimenti Argo e Cassiopea, presentato nel 2014, è stato autorizzato solo a settembre del 2021 e non entrerà in funzione prima del 2024. Il problema, dunque, non è la mancanza di gas, anzi. Secondo le stime più attendibili, le riserve italiane di metano ammonterebbero a 60 miliardi di metri cubi, a cui vanno aggiunte quelle "probabili" pari a 200 miliardi. «Ma si tratta di valutazioni fatte quando il prezzo era a 15 euro al megawatt», prosegue Tabarelli, «con i valori attuali, e applicando le sofisticate tecnologie sviluppate da Eni, le nostre riserve potrebbero essere anche di 500 miliardi di metri cubi».

 

 

RIGASSIFICATORI
C'è poi l'altro pilastro del piano del governo per liberarsi dalla dipendenza da Mosca: l'importazione di gas liquefatto. L'Italia ne acquista poco, 9,8 miliardi di metri cubi nel 2021, perla mancanza di rigassificatori e per il minor costo del metano russo. Gli impianti in grado di trattare il gas liquefatto sono infatti tre (contro i sei della Spagna), con una capacità di 15,25 miliardi di metri cubi usata, l'anno scorso, al 64,4%. Per aumentare Palazzo Chigi ha dato incarico a Snam di procurarsi due navi rigassificatrici mentre sono ripresi i lavori per la costruzione dell'impianto di Porto Empedocle. Ma anche se dovessero crescere le forniture dal Qatar (nel 2021 pari a 7,4 miliardi) si potrà fare ben poco. Nel frattempo le imprese americane sembrano aver anticipato la promessa fatta da Biden di aumentare di 15 miliardi di metri cubi la vendita di metano liquido all'Europa, con le esportazioni Usa che hanno raggiunto i quasi i 9 miliardi nei primi due mesi dell'anno.

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