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Anpi, celebrano l'Italia con la bandiera ungherese e umiliano Zelensky: partigiani tragicomici

Giovanni Sallusti
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Non è una bella fine, quella dell'Associazione Nazionale Partigiani d'Italia, è un crepuscolo logico e valoriale che travolge il suo stesso atto fondativo, non c'è più nulla di partigiano, e nemmeno di nazionale. Succede infatti che l'Anpi condivida sulle proprie pagine social il manifesto celebrativo per il prossimo 25 aprile, realizzato dall'illustratrice Alice Milani. Nella piazzetta di un tipico borgo italico, alcuni resistenti con fazzoletto d'ordinanza siedono insieme a ragazzi di ogni età. Al centro, scritta col gessetto (l'"arma" che certa sinistra invitava già ad utilizzare contro i tagliagole islamisti), la citazione scientemente monchissima dell'articolo 11 della Costituzione: "L'Italia ripudia la guerra".

A una finestra, una donna espone la bandiera arcobaleno della pace (non esattamente il vessillo che determinò la rotta della Wehrmacht, se rammentiamo bene il sussidiario di quinta elementare). Ma, quel che è peggio, i tricolori che campeggiano ad altre finestre sullo sfondo sono rovesciati, con le strisce disposte in orizzontale invece che in verticale. Sono, in breve, bandiere ungheresi, non italiane: un cortocircuito tra storia e cronaca che sembra rimandare più alla recente vittoria elettorale del destrissimo Victor Orban che all'omaggio alle forze che componevano il Comitato di Liberazione Nazionale.

 

 

 

SCONFESSIONE - Una svista, certo, ma la certificazione di una disfatta simbolica generale, un punto di non ritorno comunicativo per un'associazione che aveva già perso pesantemente credibilità nei giorni scorsi, quando aveva invocato «una commissione d'inchiesta per appurare cosa davvero è avvenuto» a Bucha, di fatto scimmiottando la retorica complottarda putiniana. Adesso, il capolavoro del manifesto per un 25 aprile che più farlocco non si può.

Anzitutto, c'è la sconfessione involontaria ma integrale di quello che la Resistenza storicamente fu. Se avesse disconosciuto la guerra, le armi (consegnate in abbondanza dagli Alleati proprio come avviene oggi con i combattenti ucraini), la sopraffazione fisica, quel giorno di settantasette anni fa Sandro Pertini non avrebbe mai potuto pronunciare il suo celeberrimo appello: «Ponete i tedeschi di fronte al dilemma: arrendersi o perire!».

 

Né l'articolo 11 è uno sfoggio di dogmatica pacifista, visto che proseguendo un minimo con la lettura suona: «L'Italia ripudia la guerra come strumento di offesa alla libertà degli altri popoli e come mezzo di risoluzione delle controversie internazionali». Ad uso dei duri d'orecchi: è ripudiata la guerra come la fa Putin, la guerra come invasione e violenza imperiale, non la guerra di difesa di difesa o di Liberazione, altrimenti saremmo al controsenso per cui la Costituzione che, come tuonano le sue vestali da decenni, è nata dalla Resistenza, ripudia la Resistenza stessa. Aggiungete a questi paradossi in serie lo strafalcione sulla bandiera, e avrete servita la rivolta montata in rete contro l'Anpi da parte dei suoi stessi seguaci.

IN RETE - Breve e parzialissima galleria, tra Facebook e Twitter. «Le persone che hanno creato l'Anpi la guerra l'hanno fatta, per combattere i nazisti. Se fossero stati tutti come voi, ora parleremmo tutti tedesco». «Niente, scollati dalla realtà e dalla storia che rappresentate. Non c'è pace se c'è un aggressore, bisogna respingerlo». «La ripudia come strumento di offesa, insomma non possiamo fare i Vladimir Putin della situazione e invadere uno Stato sovrano». C'è chi prova a ricordare i fondamentali: «Anpi, ti sei distratta: la Russia ha invaso un paese confinante, libero ed autonomo e sta massacrando e torturando i civili. Ti ricordi la resistenza? I partigiani (quelli veri, non quelli da operetta come voi) si sono fatti ammazzare per la libertà».

 

 

E chi non manda giù la tragedia, personale e collettiva, violata: «Vergognatevi. Lo dico da figlio di partigiano. Con la vostra posizione state rinnegando il principio fondamentale della Resistenza, lotta contro l'invasore e per la libertà. State offendendo mio padree tutti i partigiani. Vergognatevi». Un utente pone la domanda decisiva: «Cara Anpi, quindi voi avevate il diritto di difenderci combattendo, gli ucraini no! Riuscite a darmi una spiegazione diversa dal vostro tifo per l'aggressore erede del comunismo?». E un altro traccia la sintesi impietosa: «Non sapete la Costituzione, non sapete manco la bandiera italiana come sia fatta, negate il diritto di un popolo invaso a difendersi e a rivendicare le proprie libertà, bloccate le persone che non sono in linea con il vostro pensiero». Addio, Anpi. 

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