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Omicron 5 travolge Roberto Speranza: record di contagi? Il governo parla e basta...

Claudia Osmetti
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I primi a puntare il dito sono i sindacati. Prendi Pina Onotri, che è il segretario dello Smi, il Sindacato dei medici italiani. È una che non le manda a dire, Onotri: «Ci saremmo aspettati che dopo due anni di pandemia il governo e le regioni mettessero mano a misure strutturali per la medicina territoriale e per quella ospedaliera», sbotta, «ma non è cambiato nulla». Eccoci qui, siamo al punto di partenza. Che 'sto benedetto (si fa per dire) covid galoppa e ci ritroviamo a dare i numeri. Quelli dell'emergenza. Nello specifico: 132.274 nuovi casi registrati solo ieri, in ventiquattr' ore, in un martedì di inizio settimana e pure di luglio. Roba che non succedeva da almeno cinque mesi. «Giudichiamo grave», dice Onotri, «dinnanzi alla recrudescenza della pandemia, che vede l'aumento dei ricoverati in terapia intensiva e dei decessi settimanali, non programmare nessuna ulteriore misura di contrasto al coronavirus». Sono parole forti, altroché. E che la dicono tutta specie se si aggiunge, come fa lo Smi, che «l'unica decisione che viene assunta è quella riferita alle chiusure delle Usca (al secolo le Unità speciali di continuità assistenziali, ndr) che dal primo luglio in molte regioni hanno cessato di operare». Quindi, ricapitolando: siamo nel bel mezzo dell'ennesima ondata, è piena estate (quindi, fisiologicamente, le corsie sono anche alle prese con le solite carenze stagionali, eppure niente. Al massimo ci tocca qualche rassicurazione (ma ci arriviamo).

 

 

 




LE ACCUSE - Tra l'altro, Onotri non è nemmeno l'unica che se la prende con chi di dovere, ossia con la politica che pare decidere di non decidere: la consigliera leghista del Lazio Laura Cartaginese attacca la gestione della giunta dem di Nicola Zingaretti («Non c'è nessuna visione strategica né tanto meno la capacità di rispondere tempestivamente alle emergenze e le immagini delle decine di ambulanze bloccate fuori dai pronto soccorso ne sono la triste testimonianza», fa sapere) e i sindacati Fp Cgil Roma e Lazio, Cisl Fp Lazio, Uil Fpl Roma e Lazio rincarano la dose, scrivendo direttamente in regione («Bisogna evitare il collasso del Sistema sanitario, soprattutto di fronte alla recrudescenza pandemica e alla riattivazione dei posti letto covid»). Invece «è chiaro che gli ospedali devono avere un elemento di flessibilità e l'organizzazione è costruita così: qualora dovessero servire posto letto noi siamo pronti ad affrontare la sfida che è di fronte a noi. L'emergenza è ancora un problema con cui fare i conti, anche se oggi siamo molto più forti di prima», risponde il diretto interessato, il ministro della Sanità Roberto Speranza (Leu). Che da un lato non nasconde una certa preoccupazione («l'emergenza è ancora un problema») e dall'altro rassicura (appunto) va-bene-così-non-c'è-bisogno-di-mettere-in-campo-nuove-misure.

 

 

 

 

Ma come? E i medici che fanno i salti mortali per garantirci i reparti aperti e le cure a tutti? E le scuole, che dovrebbero sfruttare le chiusure vacanziere per ammodernare i loro impianti di aerazione? E questi dannati contagi che uno non ne vede la fine? Perché va bene tranquillizzare (tra parentesi, c'è pure il sottosegretario grillino Pierpaolo Sileri: «Guardiamo con ottimismo alla possibilità di un vaccino aggiornato in autunno» e la discesa delle infezioni «comincerà tra un paio di settimane, il famoso plateau ci sarà a metà luglio poi i casi caleranno» chiusa parentesi), ma occorrerebbero pure i fatti concreti. La pressione ospedaliera non è da acqua alla gola, d'accordo: è già qualcosa. Però la richiesta aiuto arriva da chi, come i dottori dello Smi, sono in prima linea da due anni e mezzo. «Non possiamo rischiare che i finanziamenti del Pnrr (il piano della ripartenza, ndr) vengano utilizzati solo per l'edilizia sanitaria», chiosa Onotri, «piuttosto che essere destinati anche al personale medico e alla sua valorizzazione». Ministro Speranza, lei ha ragione: la situazione adesso è diversa «abbiamo farmaci antivirale, abbiamo i monoclonali, abbiamo il 90% della popolazione vaccinata con due dosi». È ovvio che questo ci fa stare più sereni. Tuttavia se lo dicono i camici bianchi che sono in corsia tutto il giorno, forse è il caso di ascoltarli.

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