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Manuel Annese, cosa prova chi viene colpito da un fulmine: "Luce fortissima. E le gambe..."

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Manuel Annese è un giovane fortunato. Pochi possono raccontare infatti cosa succede quando si viene colpiti da un fulmine e lui è ancora vivo per farlo. In una intervista rilasciata al Corriere rivela i dettagli della drammatica avventura sul Gran Sasso, in Abruzzo, dove si trovava insieme ad altri due amici, "ammaccati", ma fortunatamente salvi. "All’improvviso un lampo, una luce bianca fortissima, poi il botto. Non ho capito più niente, nemmeno che a colpirci fosse stato un fulmine. So solo che io e Christian non sentivamo più le gambe. E poco più in là c’era Simone svenuto, immobile, con la faccia dentro una pozzanghera.", ha raccontato Manuel, trent'anni, esperto di sicurezza. Lui, insieme all'amico Christian Damiani (24 anni), e Simone Toni (28 anni) non dimenticheranno mai l'ultima domenica di agosto che avevano deciso di trascorrere in montagna. 

 

Erano partiti alle 8,30, hanno camminato per ore sui sentieri di Campo Imperatore che porta all'Osservatorio. Poi, da poco passate le 11, il tempo è cambiato e hanno deciso di ritornare indietro. "Eravamo a qualche centinaio di metri dal parcheggio", racconta Manuel a Rinaldo Frignani. "Stavamo chiacchierando mentre camminavamo, quando in un attimo siamo stati investiti da questa luce bianca, accecante. Non so se un decimo di secondo prima o subito dopo ho sentito le gambe tremare. Era impossibile rimanere in piedi, io e Christian siamo crollati a terra. E lo stesso è successo a Simone, solo che lui è stato preso in pieno. Una sensazione indescrivibile". Ora Simone sta meglio, si è svegliato dal coma farmacologico e secondo i medici dell’ospedale San Salvatore de L’Aquila, "è vigile e cosciente", ma sempre in prognosi riservata. A salvarlo dalla morte probabilmente la catenina che portava al collo: potrebbe aver contribuito ad abbassare la tensione provocata dalla saetta.

 


"In un primo momento sono rimasto paralizzato. Come Christian. Ho provato a rialzarmi, ma non ce la facevo: avevo preso una botta al ginocchio sinistro ed ero ferito alla gamba destra. Anche il mio amico non poteva muoversi, ma si lamentava. Simone invece non dava segni di vita. Eravamo disperati", continua Manuel spiegando che lui e Christian si sono trascinati con le braccia verso l'amico per togliergli la faccia dalla pozzanghera. "Temevamo morisse annegato. L’abbiamo girato, gli abbiamo fatto il massaggio cardiaco, Christian anche la respirazione bocca a bocca. Poi per fortuna siamo stati raggiunti dalla comitiva che ci seguiva e da una dottoressa che faceva trekking e che ha stabilizzato Simone. Sono arrivati subito anche i carabinieri forestali: avevano visto il fulmine cadere su una zona frequentata da escursionisti. Altrimenti non so come sarebbe andata a finire". Questa volta è finita bene.

 

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