Rdc, cani e canzoni: ecco quali sono le scuse per non lavorare
«Preferisco cantare». Le risposte che arrivano ai centri per l'impiego che hanno il compito di dare un lavoro ai disoccupati sono davvero assurde. E questa volta c'è di mezzo l'ugola e anche il reddito di cittadinanza. Infatti dalle confessioni di una impiegata di un'agenzia del Lavoro del Nord-Est, che sotto anonimato a Libero racconta quanto sia difficile convincere i disoccupati a lavorare, il quadro che emerge è che a vincere è sempre il divano. «Quando ho visto che c'era la disponibilità per un posto in una impresa di pulizie con uno stipendio superiore ai mille euro, come faccio di solito, ho chiamato la prima persona che il sistema mi segnala». E qui casca l'asino, come ci racconta la nostra fonte: «Ho chiamato questa signora, una quarantenne, che aveva più di 3000 giorni di disoccupazione. La scheda nel sistema mi segnalava come esperienza pregressa quella di cantante. Chiedo se vuole accettare questo posto in un'impresa di pulizie». La risposta della candidata al posto (con il reddito di cittadinanza in tasca) è davvero curiosa: «Mi sono sentita dire che preferiva vivere di stenti con il reddito di cittadinanza in tasca, piuttosto che rinunciare al sogno di cantare». Insomma allo straccio con uno stipendio sicuro, la candidata preferisce il reddito di cittadinanza e gli esercizi di canto nel salotto. Ma non finisce qui, l'impiegata dell'agenzia del Lavoro che ci racconta quello che passa dal suo telefono è stata anche redarguita dall'aspirante cantante: «Forse non ha visto bene la mia scheda, io amo cantare e questo voglio fare nella vita. Non voglio sminuirmi e fare un lavoro che offende la mia creatività.
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Non ho alcuna intenzione di cambiare la mia vita, preferisco restare ferma in attesa di un'occasione», avrebbe detto la donna. Insomma, nessuno si permetta di toglierle il reddito di cittadinanza per un lavoro sicuro, chi è artista dentro a quanto pare non rinuncia mai al sogno di salire sul palco. Archiviata questa vicenda, un'altra ha colpito particolarmente la nostra fonte. Questa volta si tratta di un aspirante falegname. Anche in questo caso c'è la disponibilità di un posto per un artigiano in una grossa azienda nel Nord Italia con contratto a tempo indeterminato. E anche in questo caso è arrivato un secco "no". «Il candidato - ci racconta l'impiegata - è percettore di reddito di cittadinanza. E tra le informazioni sulla sua scheda risultava l'esperienza da falegname.
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Quella posizione in azienda mi sembrava perfetta per lui». Ma niente da fare, l'ennesimo rifiuto è stato articolato così: «Il candidato mi ha subito detto che ha due cani in casa a cui tiene moltissimo e quindi non può accettare l'impiego per prendersi cura dei suoi amici a quattro zampe. Mi ha detto "come faccio con gli orari, devono mangiare, non posso accettare. Resterebbero soli per troppi giorni"». Insomma anche in questo caso meglio il reddito di cittadinanza con il cane a sgambettare in giardino che mettersi a lavorare. «Il reddito è uno strumento che dà un'opzione di scelta: lavorare o restare a casa. Senza il reddito chi è disoccupato deve accettare il lavoro perché non ha alternative. In troppi, tra coloro che percepiscono il reddito di cittadinanza, sono titubanti nell'accaparrarsi un posto di lavoro. E questo - ci racconta laconicamente la nostra fonte- è anche frustrante per chi cerca di dare una sistemazione sicura a chi è in cerca di un lavoro. Qualcosa va cambiato». E alla svelta.