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Vaccino, "un errore madornale": Corte dei Conti, l'accusa a Bruxelles

Claudia Osmetti
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Nel giorno in cui, da noi, parte in pompa magna (si fa per dire) la campagna vaccinale con le fiale aggiornate a Omicron 1, l'Ema, l'Agenzia europea dei medicinali, approva quelle contro Omicron 4 e Omicron 5. Chiariamoci subito ché la precisazione è d'obbligo: ce l'hanno spiegato i virologi e l'hanno ribadito gli esperti, la nuova punturina (indipendentemente da quale siero bivalente ci sia in magazzino) è consigliata a tutti i sessantenni e ai soggetti fragili. Detto questo, c'è qualcosa che non quadra. Perché non è possibile che, dopo due anni e mezzo, quasi tre, di pandemia, siamo ancora fermi alle spicciolate, ai sistemi regionali che vanno in ordine sparso e ai ritardi che si accumulano sulla tabella di marcia.
 

 

 

 

L'UNIONE EUROPEA Ecco, appunto, i ritardi: «Il sistema centralizzato di appalto realizzato dall'Ue è riuscito a garantire un numero sufficiente di dosi di vaccino anti-Covid, ma ha avviato il procedimento dopo il Regno Unito e gli Usa e, quando si sono verificate gravi carenze di approvvigionamento nella prima metà del 2021, la maggior parte dei contratti stipulati dalla Commissione europea non prevedeva disposizioni specifiche per far fronte a tali perturbazioni». Non lo scriviamo noi, ci limitiano a riportarlo. È quanto si legge nell'ultima relazione della Corte dei conti del Lussemburgo, quella comunitaria che, tra l'altro, non va manco troppo per il sottile visto che sottolinea come la stessa Commissione Ue non abbia «ancora valutato la performance del procedimento di appalto al fine di trarre insegnamenti per il futuro». Della serie: Delta, Omicron, Centaurus e intanto navighiamo a vista. "Andrà tutto bene", ma andrà pure al caos: qui, di nuovo, non si capisce nulla. La corsa ai bivalenti, per esempio. Arma fondamentale per cominciare quella convivenza col virus che, ormai lo sappiamo, durerà decenni: non fanno che sbracarsi, dal ministero della Sanità, per dirci quanto sia importante prenotare l'ennesima dose, però poi succede che al via della campagna vaccinale, ieri, è la solita fotografia a macchia di leopardo. Chi ha già iniziato con le somministrazioni (la Liguria, il Trentino, la Campania dove, a Napoli, fanno sapere, in una sola mattinata ne hanno inoculate ben 93, di fiale), chi ha aperto le prenotazioni (la Lombardia), chi aspetta domani pure per mettere insieme le liste (la Toscana), chi sta ancora aspettando gli slot (in Sardegna sono arrivati quelli di Pfizer ma non quelli di Moderna, attesi per oggi). Alla faccia della regia comune. E, d'accordo, le competenze sanitarie sono di carattere regionale, quindi in una certa misura è inevitabile ci siano delle discrepanze. Però, cribbio, un minimo di organizzazione generale sarebbe pure auspicabile. No, ognuno va per la sua strada. Col risultato che un cittadino prova a informarsi e rimane impigliato in vademecum che si sovrappongono, specie in rete. Hai voglia a capire dove sbattere la testa. A Palermo i vaccini aggiornati (a Omicron 1) saranno disponibili «a partire dalle 9 di mercoledì», a Firenze si può fissare un appuntamento da oggi, a Verona si poteva fare lo stesso già ieri.
E poi c'è quell'aspetto, secondario ma neanche troppo, che stiamo rincorrendo dei vaccini che sono nuovi per metà, dato che quelli nuovi del tutto (quelli che coprono le varianti Ba4 e Ba5 che, al momento, valgono il 96% dei nostri contagi) arriveranno solo tra qualche mese.
Quando chissà.
 

 

 

 

 

VIA LIBERA L'Ema ha dato il via libera al vaccino di Pfizer contro Omicron 5 per tutti gli over dodicienni ed è una buona notizia perché «estenderà ulteriormente l'arsenale della protezione contro il sars-cov2». Peccato solo che non sappiamo quando li avremmo, in concreto, queste benedette fiale, perché ormai abbiamo comprato diciannove milioni di dosi di quelli sviluppati sul ceppo originario di Omicron e, giustamente, vanno utilizzate. Spiegavano fonti ministeriali già nei giorni scorsi che la filiera è quella: prima si dà fondo alle scorte che ci sono. L'unica consolazione è che ieri le nuove infezioni registrate in Italia sono state 6.415. Erano mesi che non vedevamo un numero sotto le 10mila unità.

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