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Schwa, se gli studenti che vogliono scrivere in italiano sono accusati di fascismo

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Luca Beatrice
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Bisognerà certo spiegare agli studenti del Fuan di non usare espressioni che possano essere strumentalizzate, come "tenere pulita", perché altrimenti pur dicendo cose sacrosante si rischia di passare dalla parte del torto. O quantomeno di risultare attaccabili anche quando hanno ragione da vendere. Ad applicare la sempre più rara onestà intellettuale, crederete per caso che alle persone di cultura schierate a sinistra faccia piacere vedere massacrata a tavolino la lingua italiana in nome di un presunto spirito di integrazione, quanto di più deficiente la nostra martoriata società abbia potuto tirar fuori negli ultimi anni? Piaccia o no, il nostro idioma declina al maschile come buona parte delle lingue indoeuropee.

Dire, ad esempio, "signori o signore" può risultare un atto di cortesia ma è concettualmente sbagliato perché "signori", maschile plurale, li include entrambi, uomini e donne. La gentilezza è buona abitudine ma sostanzialmente è pleonastica, superflua da regolamento. Neppure nei più aggiornati dizionari esistono termini quali sindaca o assessora -ammiratene la cacofonia, sentite come suona male parlare e scrivere in tale modo - introdotti dalle sciagurate amministrazioni a cinque stelle che mai nulla di meglio hanno partorito. Così come non esistono giornalisto, commercialisto o dentisto, a conferma non basti sostituire una vocale per cambiare di genere, ci arriva anche un bambino di tre anni. La grammatica, qui allo stato più elementare non siamo neppure alle soglie della sintassi, ha delle regole altrimenti ognuno parlerebbe una propria lingua e nessuno capirebbe, come sotto la torre di Babele. Capisco che infrangerle provoca sempre un brivido nei più beoti, ma se siamo d'accordo che 2+2 fa 4 e che con il semaforo rosso non si passa, perché prendersela con le norme basilari dello scrivere o del parlare?

Ho le prove che anche i docenti di sinistra storcono il naso di fronte all'uso (fortunatamente limitato) della o dello schwa il cui genere è indicato come neutro che in italiano non è contemplato a differenza del latino, ma poiché i responsabili di aver appiccicato in diverse sedi dell'Università di Torino alcuni adesivi contro le storpiature linguistiche sono stati gli studenti di destra ecco farsi largo una pletora di insulti e grida d'allarme per il paventato fascismo. Subito l'arcigay ci ha visto una minaccia contro il processo di integrazione, manco chiedere il rispetto della norma sia un atto criminoso. Questi stickers che colorano di arcobaleno la misteriosa e inesistente ventisettesima lettera del nostro alfabeto non sono contro l'integrazione ma contro l'aberrazione. Non sono discriminatori nei confronti di alcun tipo di scelta di sesso o di genere ma vogliono lanciare l'allarme contro l'attacco verso la lingua colta, quella che si studia negli Atenei e per la quale le famiglie spendono parecchi soldi. Che almeno le università siano salve dalle scempiaggini.

Spesso mi trovo a pensare: meno male che non siamo gli americani, i quali periodicamente si divertono a spararle grosse. Se nelle loro facoltà, in nome di quell'idiozia che si chiama politicamente corretto, devono inscenare i loro sensi di colpa, senza essere affatto credibili, in Italia il seme della follia non è ancora stato piantato, almeno sembra. Ecco finalmente il termine "resistenza" usato a proposito. Non conosco peraltro un solo docente che a lezione si sforzi di declinare nel doppio genere; nelle nostre famiglie, di qualsiasi orientamento politico e persino tra i gaylesbochic, si dice ancora nonni per intendere il nonno e la nonna, fratelli per intendere fratello e sorella, amici per intendere amico e amica. Si, ogni tanto mi arriva qualche mail con lo/la schwa, ma la cancello immediatamente perché chi scrive così solo scemenze saprà dire.

Alla beffa, che gli interessati hanno definito "un po' futurista" ma forse più dannunziana, è seguita la presa di distanza da parte dei vertici dell'ateneo torinese, preoccupati per un messaggio che ritengono offensivo e lesivo verso alcune persone, mentre dell'unica vera vittima, la lingua italiana, non si preoccupa nessuno. I politici di estrema sinistra rincarano la dose parlando di vento neofascista e antiabortista. Tanto per cambiare parlano come un modesto libro stampato e invece siamo tra quelli che vogliono continuare a difendere Dante e Manzoni, la poesia e la letteratura, la filosofia e la storia, insomma la lingua italiana dai loro volgari attentati mascherati dietro un illusorio quanto ipocrita arcobaleno.

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