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La Sapienza antifascista in vacanza per il ponte: e l'allarme democratico?

Pietro Senaldi
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Gli anti-Meloni tornano a casa per fare il ponte e gli anti-fascisti sfilano con gli striscioni che inneggiano a Putin. Se si aggiunge che le donne del Pd, riunite in assise, hanno accusato il partito di discriminarle e hanno chiesto alla premier una bicamerale contro i femminicidi, potremmo concludere che il governo può stare tranquillo. Se i migliori non le avessero consegnato un Paese avviato verso la recessione tecnica ma in compenso con un'inflazione in doppia cifra, Giorgia avrebbe un inizio in discesa. Ma torniamo ai giovani arrabbiati che hanno occupato l'Università Sapienza di Roma. Ieri mattina alle 9, dopo l'ultima notte brava e l'aperitivo in comune della sera prima, gli studenti si sono accorti che non c'era lezione perché era sabato e i prof erano partiti per il fine settimana lungo, quattro giorni di ferie, fino a mercoledì, in occasione delle feste dei Santi e dei Morti. E così hanno pensato di levare le tende anche loro, giusto una capatina alla manifestazione organizzata dai collettivi di sinistra in occasione del centenario della marcia su Roma, per sventolare le bandiere con la falce e martello e dare il loro sostengo alla guerra anti-fascista di Putin - così recitavano gli striscioni - e poi tutti a casa.

 

 

 

La rivoluzione non russa, recitava una felice pubblicità del Manifesto che esibiva un bimbo in fasce una ventina d'anni fa. Voleva dire che qualcosa di nuovo stava crescendo nella società. Oggi, calcolatrice alla mano, quel bimbo è diventato uno studente universitario. Non sappiamo se abbia iniziato a russare ma sicuramente dorme della grossa. I giovani anti-Meloni sono molto diversi dalla Meloni giovane, che ricordando i suoi anni verdi passati in manifestazione nel suo discorso d'insediamento in Senato gli aveva perfino benedetti: «Non posso non provare un moto di simpatia per chi scende in piazza, anche se contro di me» aveva detto la premier.

 

 

 

La simpatia non è contraccambiata, i giovani della Sapienza «si trasmettono l'odio verso di noi di generazione in generazione» ha dichiarato il parlamentare di Fdi Marco Scurria, che invitato all'università romana venne contestato perché riconosciuto come ex studente di destra. Però la premier può stare tranquilla, i giovani studenti di sinistra sono rimasti quelli che erano anche quando lei aveva la loro età, anche quando li criticava Pier Paolo Pasolini negli anni Sessanta. I ragazzi della Sapienza sono dei figli di papà borghesi, neppure imborghesiti, che significherebbe che almeno uno sforzo lo hanno fatto, dediti a santificare ponti, feste e ricorrenze, e per i quali le date storiche dell'anti-fascismo finiscono in secondo piano se coincidono con i giorni segnati in rosso sul calendario. Quanto agli anti-Meloni adulti, che per lavoro devono inventarsi qualcosa tutti i giorni, festivi compresi, a loro non resta che lavorare di fantasia fino al 4 novembre, quando i collettivi studenteschi si sono ridati appuntamento in università, supponiamo per due giorni di occupazione, prima del prossimo fine settimana, sempre che non decidano di marinare la protesta e allungare la vacanza fino a dieci giorni. E pensare che qualcuno, martedì scorso, quando avevano fatto i diavoli a quattro per impedire di parlare a Daniele Capezzone e al deputato di Fdi Fabio Roscani, noti pericoli per la democrazia, e per questo si erano scontrati con la polizia, a sinistra qualcuno li aveva presi sul serio. Ora i ragazzi sono a casa, chattano per decidere "i prossimi passi per il futuro": a Capodanno si va a sciare o ci stordiamo qui in città? 

 

 

 

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