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Conto corrente, stangata mai vista: quanto si prendono le banche

Attilio Barbieri
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Mentre la Banca centrale europea fa scattare l'allarme per le insolvenze delle famiglie, sui budget degli italiani si abbattono nuovi costi imprevisti. E non si tratta tanto delle maxi bollette di luce e gas. Quelle sono già arrivate o stanno arrivando in questi giorni per conto loro. Si parla degli aumenti dei tassi d'interesse sui mutui per l'acquisto della casa e dei costi di gestione dei conti correnti. Mentre i primi sono balzati a ottobre al 2,73%, quasi il doppio rispetto al valore di dodici mesi prima, le spese di tenuta del conto hanno quasi raggiunto i 100 euro annui. Senza contare i numerosi balzelli che molti istituti hanno rincarato dall'inizio dell'anno. Dai costi per i prelievi fino a quelli per l'emissione di bonifici e giroconti.

COSTI RADDOPPIATI
Brutte notizie pure sul fronte del costo del denaro. Dopo gli aumenti dei tassi decisi dalla Banca centrale europea era soltanto questione di tempo perché salissero pure i saggi su prestiti e mutui. E infatti così è successo, come informa l'Associazione bancaria italiana. «Il tasso medio sul totale dei prestiti è pari al 2,78%», si legge nel rapporto diffuso ieri, quello «sulle nuove operazioni di finanziamento alle imprese è pari al 2,55%», mentre «il tasso medio sulle nuove operazioni per acquisto di abitazioni è al 2,73%». E proprio i mutui rappresentano la voce che ha subito il maggior rincaro. Mentre sul totale degli affidamenti il saggio richiesto è passato in dodici mesi dal 2,18% di ottobre 2021 al 2,78% di ottobre 2022, i tassi medi sui mutui sono balzati nel medesimo lasso di tempo dall'1,43% al 2,73%. Sulle famiglie pesa però anche la variazione di spesa per la gestione dei conti correnti bancari che nel 2021 balza a 94,70 euro rispetto ai 90,90 euro dell'anno precedente.

Variazione, spiega Bankitalia, legata alla crescita sia delle spese fisse sia di quelle variabili; tra le prime l'apporto più significativo si deve a quelle per l'emissione e la gestione delle carte di pagamento mentre le seconde sono cresciute per effetto della maggiore operatività della clientela, dopo la contrazione osservata nel 2020. Naturalmente si tratta di spese medie. Ad esempio i clienti che si trovino ad effettuare più prelievi di contante agli sportelli bancomat sosterranno costi ancora maggiori. Su queste operazioni si applica una commissione interbancaria che non può superare i 49 centesimi ciascuna. Alla quale si somma però la commissione applicata dall'istituto proprietario dello sportello automatico dove viene effettuata l'operazione, qualora non coincida con la propria banca. Il 30 novembre prossimo dovrebbe chiudersi l'indagine avviata dall'Antitrust proprio sui queste commissioni. Non resta che attendere per verificare le conclusioni.

MISCELA ESPLOSIVA
Resta il fatto che questi ultimi aumenti, sommati ai rincari legati all'inflazione e al caro energia, rappresentano una miscela esplosiva al punto che la Bce parla chiaramente di «rischio insolvenza» cresciuto. «Dall'inizio del 2022, le famiglie dell'area euro hanno registrato il più grande aumento dei prezzi al consumo degli ultimi decenni e il primo aumento dei tassi di interesse da oltre dieci anni. Per alcune famiglie, soprattutto per quelle a basso reddito», scrive l'Eurotower in uno studio appena pubblicato, «questi shock potrebbero portare a difficoltà finanziarie, inclusa l'insolvenza del debito». Il rischio è alto nel 20% delle famiglie più povere ma la possibilità di fare default non risparmia neppure molti nuclei familiari della middle class. Secondo lo studio della Bce le famiglie nella fascia con il reddito più basso spendono circa il 70% per i bisogni primari. Pertanto, un aumento del 10% nel costo della vita non compensato dalla crescita del reddito «si tradurrebbe in una forte riduzione della loro capacità di spesa. L'effetto dei rincari sulle famiglie a basso reddito potrebbe limitare considerevolmente la loro capacità di resistere agli shock». 

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