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Saman Abbas, perché il corpo è stato trovato solo ora: agghiacciante

Simona Pletto
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Dal Pakistan teneva tutti sotto scacco, minacciava i parenti e i loro familiari. E siccome zii e cugini conoscono bene la sua violenza, lo hanno temuto a tal punto da tenere la bocca chiusa, anche a costo di rischiare un ergastolo pur di non tradirlo. Una barriera di ferro, quella alzata da Shabbar Abbas, padre della piccola Saman, che si è sgretolata all'improvviso proprio con il suo recente arresto in Pakistan. Il suo ingresso in carcere ha infatti spinto lo zio di Saman, Danish Hasnain, già rinchiuso in cella a Reggio Emilia con la pesante accusa di aver ucciso la nipote insieme ai cugini della giovane, Ikram e Numanulla, a rivelare il luogo esatto dove è stata sepolta la 18enne Saman Abbas, uccisa - non è da escludere- per mano dello stesso padre. Pochi giorni fa, quindi, lo zio Danish ha chiamato gli agenti di polizia penitenziaria ai quali ha confidato di sapere dove era stata uccisa e sepolta Saman, colpevole - secondo l'accusa di essersi innamorata di un giovane e di aver rifiutato per questo di sposare un cugino scelto dal padre Shabbar. Così si è fatto accompagnare con i carabinieri vicino a un casolare diroccato a Novellara, in provincia di Reggio Emilia, a neppure 500 metri dall'abitazione dove la vittima viveva con la famiglia.

 

 


«Scavate qui», ha detto il detenuto, «il punto dove è sepolta è questo». Dunque così, in quel cortile ai piedi delle vecchie e fredde pietre dimenticate, sabato è stato ritrovato un cadavere chiuso dentro a un sacco nero. La ragazza era supina, gettata senza pietà, come fosse immondizia, a due metri di profondità. Molto probabilmente è Saman. Era lì, a poche decine di metri dalla sua casa, ma nessuno l'aveva vista. Era lì, nonostante quell'area attorno a casa, dalle serre ai campi limitrofi, fosse stata battuta a lungo dai carabinieri e dalle unità cinofile preposte, fin dal giorno della sua sparizione (30 aprile 2021). Insomma, grazie allo zio e alla collegata carcerazione del padre della vittima, il giallo del cadavere è risolto. Inoltre Danish, come gli altri parenti coinvolti, sa che ora può sperare di vedere trasformare la pesante accusa di omicidio mossa nei suoi confronti, in occultamento di cadavere, un reato minore in termini di condanna.


«Io so per certo che quel casolare non è mai stato sondato», spiega l'avvocato bolognese Barbara Iannucelli, parte civile per l'associazione Penelope (aiuta i familiari delle persone scomparse) nel processo per l'omicidio di Saman. «Agli atti non risulta, ci saranno passati con i cani ma senza esito alcuno. Il 6 maggio scorso un giornalista della trasmissione televisiva "Chi l'ha visto" ha inviato una mail alle forze dell'ordine in cui suggeriva di sondare quel casolare abbandonato che in effetti si trova vicinissimo all'allora abitazione degli Abbas. Ma nessuno è andato lì».

 

 

La Procura ha sempre sostenuto che Saman è stata uccisa e il suo corpo doveva essere stato sepolto in zona. Questo perché alcune telecamere avevano ripreso il padre, lo zio e i due cugini mentre la accompagnavano fuori casa e poi, più tardi, si vedono gli stessi uomini tornare senza di lei. Un delitto per salvare l'onore. La ragazza, che voleva vivere all'occidentale, aveva rifiutato le nozze combinate che la famiglia aveva imposto con un cugino di undici anni più grande di lei nel Paese di origine. Era scappata di casa, aveva trovato rifugio in comunità, si era fidanzata con un altro ragazzo (minacciato di morte). Fino alla scomparsa, perla quale sono indagate sei persone: lo zio, i due cugini, oggi in carcere, il padre ora in cella e la madre ancora latitante in Pakistan. Ancora non ci sono conferme sull'identificazione del cadavere perché occorre fare tutti gli accertamenti e le analisi.

Come spiegato dal procuratore Gaetano Calogero Paci sarà necessario fare la richiesta di incidente probatorio urgente (fatto sul posto) alla Corte di assise per procedere con una perizia nel contraddittorio delle parti, dal momento che è già fissato il processo. Saranno dunque probabilmente i giudici a nominare un perito per dare il via alle operazioni che prevedono anche l'estrazione del Dna per avere la conferma si tratti di Saman Abbas. «Noi siamo pronti con i nostri periti per l'incidente probatorio», confida l'avvocato Iannocelli, che in qualità di rappresentante dell'associazione Penelope ci conferma essere gli unici ad essersi costituiti parte civile a processo. «I resti ritrovati? Purtroppo appartengono a Saman, senza alcun dubbio. La Procura ha alcuni effetti personali della ragazza, verranno utilizzati per la comparazione del Dna».


Mentre in Italia il ritrovamento del cadavere nelle campagne di Novellara imprime una svolta alla vicenda dell'assassinio di Saman Abbas, in Pakistan il destino del padre della ragazza, accusato di essere il mandante e arrestato giorni fa nel natio Punjab resta ancora incerto. Dopo quella di pochi giorni fa, in cui gli è stata notificata la "red notice" dell'Interpol, che contiene le accuse di omicidio, sequestro di persona e soppressione di cadavere della figlia, il 24 novembre è prevista una seconda udienza davanti al tribunale di Islamabad.

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