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Papa Ratzinger, l'accusa di Pietro Orlandi: "La sua morte non cancella nulla"

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"Non ha mai detto una parola di solidarietà su Emanuela, nonostante i tanti nostri appelli", queste le parole del fratello di Emanuela Orlandi, Pietro, su Benedetto XVI, scomparso a 95 anni lo scorso 31 dicembre. La morte del Papa emerito non cancella l'amarezza della famiglia di Emanuela, la figlia del commesso vaticano scomparsa nel nulla il 22 giugno del 1983.

 

 

 

"Non ci ha mai ricevuto - ha detto Pietro all'Adnkronos, riferendosi a Ratzinger - in questa vicenda è stato un po' pilatesco, nel senso che se ne è lavato le mani, io non sono mai riuscito ad avvicinarlo. Chissà che magari non abbia lasciato due righe per la famiglia, che arrivassero all'improvviso. Non si sa mai, magari". I sospetti, comunque, restano: "Per chi muore c'è sempre rispetto, ma io continuo a pensare che Ratzinger fosse a conoscenza dei fatti visto che all'epoca era pressappoco il braccio destro di Wojtyla".

 

 

 

Ritornando al giugno 2008, quando cadevano i venticinque anni dalla scomparsa di Emanuela Orlandi, Pietro dice: "Mia mamma andò dall'allora segretaria di Ratzinger, che abitava davanti a casa sua, per chiederle se Ratzinger poteva rivolgere una preghiera per Emanuela all'Angelus del 25 giugno. Quella domenica, in piazza San Pietro, aspettammo di sentire una parola su Emanuela: nulla. Mamma non si diede per vinta e incontrò di nuovo la segretaria di Ratzinger che le riferì che, alla richiesta, il Santo Padre aveva allargato le braccia dicendo che doveva chiedere. Era chiaro che si trattava di un no. Tempo dopo lessi la lettera nella quale la segreteria di Stato consigliava al Papa di non intervenire perché l'opinione pubblica avrebbe pensato che anche il Santo Padre nutrisse dubbi sulla vicenda o che la pensasse come me. Io chiedevo sempre un gesto di coraggio, non è mai arrivato".

 

 

 

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