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Papa Francesco dice cose di destra: il primo miracolo di Benedetto XVI

Renato Farina
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Chi incanterà chi? Per come conosco i due ci scommetto: sin dal primo istante nascerà un'amicizia tra il vecchio Papa e la giovane leader politica. Da bravo argentino Bergoglio sa ballare il tango da caballero anche seduto con il mal di schiena, e le aprirà con ammirazione e fiducia quelli che Giorgia Meloni ha definito, con intuizione femminile Made in Garbatella, «i grandi occhi di Francesco». Da questa intesa più profonda hanno da guadagnare Tevere e OltreTevere, popolo e nazioni europee. Le premesse ci sono tutte. Dimenticavo la notizia. Oggi alle 10 è prevista la prima udienza della storia di un premier italiano donna con un Pontefice. Il menù include portone di bronzo, gentiluomini di Sua Santità, guardie svizzere e alabarde, insomma sarà l'incontro formale e protocollare classico che in Vaticano ha colori e fascino unici.

Ma la forma non sarà, almeno stavolta, una maschera di buona educazione per coprire una distanza incolmabile. Nonostante l'altro connotato di Meloni: è orgogliosamente di destra. Diciamolo, finora il Papa ha manifestato, al di là dei suoi sforzi di cortesia, un'idiosincrasia verso tutti i capi politici di destra: lo sguardo che lanciò a Donald Trump o quello a Jair Bolsonaro potrebbero essere brevettati per impedire lo scioglimento della banchisa artica. Meloni è un'altra faccenda. C'è una somiglianza tra queste due persone investite di autorità di cui non stiamo qui a paragonare il diverso peso sui destini del mondo, tant' è ovvio. Hanno una vicinanza al popolo-popolo, proprio quello umile, da cui provengono le loro famiglie. La fotografia scattata in basilica di San Pietro il 5 gennaio, dopo le esequie per Benedetto, mostra l'unico sorriso di Francesco ed elargito proprio a Giorgia. C'è un'alchimia che sfondai pregiudizi: il Papa vede più in là delle sue preferenze mai negate alla sinistra (fu una militante comunista uruguaiana a educarlo alla politica). Un governo che abbia l'apprezzamento simpatetico del Papa regnante ha più forza qui e più prestigio ovunque.

IL CONTO DEI GOVERNI
Una cosa inedita l'abbiamo già detta: «Il presidente del governo» italiano (così si è espresso Francesco a Capodanno) è una donna. Dando per improbabile che - salvo un putsch di cardinali tedeschi anti-Ratzinger- il Conclave elegga una Papessa dopo la mitologica Giovanna, già questa novità di genere è sufficiente per aggiungere sale e lievito (ingredienti prediletti da Gesù nel vangelo) alla minestra scondita e ribollita di queste udienze che spesso si sono risolte in un rito persino più lungo della durata dell'esecutivo. Ricordiamocelo. Dal 1946 ad oggi, i presidenti del Consiglio dei ministri della Repubblica Italiana, sono stati 31 e hanno presieduto complessivamente 68 governi. I Papi invece solo sette. Sul volo che il 5 novembre riportava il Papa da Kazakistan e Bahrein ha scherzato esibendo una ingerenza negli affari italiani con l'uso del pallottoliere, quando ha ricordato che «venti governi» negli ultimi anni sono troppi. In quell'intervista volante, a esecutivo Meloni appena insediato, ha proprio augurato lunga vita. Mai sentito il Papa dir cosi, gelando di fatto la sinistra. «Il nuovo governo comincia adesso e gli auguro il meglio perché possa portare l'Italia avanti, anche con gli altri che sono contrari al partito vincitore». Aggiunse: «Che collaborino con la criticità, ma che sia un governo di collaborazione, non un governo dove ti fanno cadere se non ti piace una cosa o un'altra. Per favore chiamo alla responsabilità: è giusto che l'Italia abbia avuto finora venti governi? Finiamola con questi scherzi». Uno scherzo di cui Meloni non ha alcuna intenzione di diventare vittima.

LE REFERENZE
Il Papa aveva espresso fiducia nel governo di destra-centro, certo perché la Segreteria di Stato gli ha relazionato su intenzioni e posizioni singole di Giorgia Meloni, del sottosegretario alla Presidenza Alfredo Mantovano e di vari ministri. Anche sui migranti aveva buone certezze. Disse: «Il Mediterraneo è un cimitero, forse è il cimitero più grande. La politica dei governi, fino a questo momento, è stata di salvare le vite, e credo che questo governo ha la stessa politica, non sarebbe "umano" fare diversamente. Ma l'Italia, questo governo, non può fare nulla senza l'accordo con l'Europa, la responsabilità è europea. Ogni governo dell'Unione europea deve mettersi d'accordo su quanti migranti può ricevere, prendere in mano una politica di collaborazione e di aiuto, non può lasciare a Cipro, alla Grecia, all'Italia e alla Spagna la responsabilità di tutti i migranti che arrivano alle spiagge». Giorgia ringraziò subito, persino commossa: «Ascoltiamo sempre con grande attenzione le parole del Santo Padre che sono un perenne monito alla saggezza e alla carità. E lo vogliamo ringraziare sentitamente per il suo incoraggiamento e soprattutto per il suo invito alla concordia nazionale e internazionale». Eccellente viatico all'incontro con il nostro premier è stato il discorso di auguri rivolto proprio ieri agli ambasciatori presso la Santa Sede. Ha - per la prima volta - attaccato esplicitamente «il pensiero unico», una formula che, anche al solo udirla, fa cadere i parrucconi agli intellettuali progressisti.

CHE ASSIST
Assistiamo, ha detto, a «tentativi di imporre un pensiero unico, che impedisce il dialogo e marginalizza coloro che la pensano diversamente. C'è il rischio di una deriva, che assume sempre più il volto di un totalitarismo ideologico, che promuove l'intolleranza nei confronti di chi non aderisce a pretese posizioni di "progresso", le quali in realtà sembrano portare piuttosto a un generale regresso dell'umanità, con violazione della libertà di pensiero e di coscienza. Inoltre, risorse sempre maggiori sono state impiegate per imporre, specialmente nei confronti dei Paesi più poveri, forme di colonizzazione ideologica, creando peraltro un nesso diretto fra l'elargizione di aiuti economici e l'accettazione di tali ideologie» che inducono, farneticando di un inesistente «diritto all'aborto», la «paura della vita». E qui ha introdotto il "tema Italia", dove «è in atto un pericoloso calo della natalità, un vero e proprio inverno demografico, che mette in pericolo il futuro stesso della società. Al caro popolo italiano, desidero rinnovare il mio incoraggiamento ad affrontare con tenacia e speranza le sfide del tempo presente, forte delle proprie radici religiose e culturali». Un assist alla Meloni. Faranno gol in due. 

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