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Elly Schlein, tornano in piazza i suoi amici "gretini"

Fausto Carioti
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Con un occhio speranzoso rivolto ad Elly Schlein, oggi sfilano in 56 città italiane gli eco-fondamentalisti del movimento Fridays for future, nel primo sciopero globale per il clima del 2023. Pretendono l’addio immediato ad ogni fonte fossile (e criminale chi si oppone), ma non solo: le rivendicazioni dei seguaci di Greta Thunberg includono ormai ogni possibile luogo comune dell’ideologia anti-capitalista e multi-gender.

L’«ecotransfemminismo», ad esempio: qualunque cosa sia, tengono a far sapere che per loro è cruciale. Nell’appello a partecipare alle proteste odierne (nel quale abbonda la “schwa”, la vocale neutra cara a Michela Murgia), scrivono che «il 3 marzo è una data in cui ci aspettiamo che i movimenti ecofemministi, transfemministi e per la giustizia di genere e delle comunità Lgbtqia+ animeranno, insieme a noi, le piazze di tutta Italia, così come certamente avverrà nella data dell’8 marzo, riportando l’attenzione sui temi del transfemminismo e della violenza sulle donne».

 

 

COLPA DEL CAPITALISMO - Il Kurdistan è indicato come modello di una società «fatta di educazione, di studio e autocritica, di diversità, di lotta al patriarcato, di creazione delle prime forme assembleari solo femminili». Fenomeni come pandemia e la guerra, spiegano nel documento, hanno la stessa causa: «La direzione iniqua, consumista e ingiusta che il sistema economico globale ha preso». Pure la diffusione del Covid, insomma, si deve al capitalismo.

Chiedono quindi al governo (e ai contribuenti) «l’abbassamento dei costi dell’elettricità» (che significa caricarne il peso sulla tassazione generale), «la creazione di posti di lavoro» (convinti, come i loro amici grillini, che questi si possano produrre per decreto), la messa sui binari di altri «650 treni regionali, 180 treni metropolitani e 320 tram», misure di «disincentivo all’utilizzo delle auto personali», il mantenimento del Superbonus ed altri «interventi immediati per il nostro benessere psicologico, sociale e climatico».

Un’agenda di sinistra radicale che va oltre l’ecologia. Normale, quindi, che con loro scenda in piazza la Cgil di Maurizio Landini, in nome della «giustizia climatica e sociale» e per protestare contro «il governo Meloni, che continua sulla vecchia strada delle fonti fossili». Ci saranno pure i rossoverdi di Angelo Bonelli e Nicola Fratoianni, che danno i «numeri della lotta»: 3 marzo sciopero globale per il clima, 4 marzo manifestazione «per ribadire che Firenze e l’Italia sono antifascisti» e l’8 marzo «Sciopero transfemminista per la giustizia di genere e delle comunità Lgbtqia+». Al quale, come visto, parteciperanno anche i discepoli di Greta.

 

 

UN PRETESTO AL GIORNO - Quello di oggi, insomma, sarà il seguito delle marce pacifiste della scorsa settimana, l’antipasto della protesta di domani a Firenze, dove sfileranno anche la Schlein e Giuseppe Conte, ed il prodromo dei cortei femministi, anzi «transfemministi», programmati per la Festa della donna. Occasioni per mettere assieme le sigle dell’opposizione, più o meno sempre le stesse, e mobilitarle contro il governo con un pretesto di volta in volta diverso.

È soprattutto dalla Schlein che i gretini si attendono una sponda. Illoro programma, a maggior ragione ora che è infarcito di lotta al patriarcato frammischiata a terzomondismo e rivendicazioni sociali, è perfettamente sovrapponibile a quello di lei. Avversione al libero mercato, «intersezionalità», penalizzazione del trasporto privato, moltiplicazione dei treni e degli altri mezzi pubblici, trasformazione delle strade in piste ciclabili, imposizione di pesanti ristrutturazioni ai proprietari di immobili: tutto quello in cui credono loro, lei lo ha messo nella mozione con cui ha vinto le primarie del Pd. Non lo ha fatto solo per farsi votare da loro: sin da quando è apparsa sulla scena, la setta dell’eco-sacerdotessa svedese è uno dei punti di riferimento della Schlein. Che nel libro scritto un anno fa elogia Greta, «con la sua giovane età, i suoi cartelli e la sua rabbia», perché «è diventata un potentissimo simbolo delle nuove generazioni cui si sta rubando il futuro», e i Fridays for Future, poiché «hanno contribuito in maniera straordinaria a portare l’attenzione mediatica sull’emergenza climatica in corso, a farle scalare l’agenda politica di molti governi e dell’Unione europea». Piena sintonia, dunque. «Staremo a vedere cosa Elly Schlein riuscirà a fare», ha detto ieri alle agenzie di stampa uno dei portavoce del movimento. Ma cervelli così sono destinati ad incontrarsi e lo sanno pure loro.

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