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Anpi, sinistra allo sbando: ecco cosa trasmettono alle medie

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Anpi

Daniele Dell'Orco
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Il 25 aprile si avvicina e l’Anpi moltiplica le iniziative in quello che per le associazioni di sinistra è l’appuntamento dell’anno: una sorta di Natale rosso durante il quale cercano di darsi un senso e di affermare il proprio primato sulla narrazione storica degli eventi del Novecento. Lo faranno anche nelle scuole. Alle medie “Guido Reni” di Bologna, per esempio, è stato proiettato ieri mattina il documentario dal titolo “Il Bienno Nero”, realizzato da Paolo Soglia e Lorenzo K. Stanzani (già autori nel 2020 di The “Forgotten Front. La Resistenza a Bologna”), e prodotto giustappunto dalla sezione bolognese di Anpi col contributo della Regione Emilia-Romagna. Il lavoro è andato in scena poi alle 18, nel Cinema Lumière del capoluogo emiliano ed è a disposizione di tutti gli istituti scolastici che ne facciano richiesta. Il docufilm, assolutamente di parte e difatti prodotto da Anpi, non proprio una sigla campionessa di imparzialità, promette di ricostruire l’ascesa del fascismo «attraverso gli episodi violenza squadrista, che nel primo dopoguerra si manifestarono con particolare virulenza sul territorio emiliano e romagnolo, in cui le organizzazioni contadine e il movimento operaio erano più radicati».

TESSERAMENTO
I giovanissimi sono stati direttamente coinvolti già nella sua realizzazione. Accompagnati dalla troupe di ripresa, una ventina di alunni under 14 hanno intrapreso un viaggio incontrando quattro narratori (l’ultrafemminista Donatella Allegro, “l’assolutore” del Pci Miro Gori, il marxista Mo ni Ovadia e il teatrante rosso Bruno Stori) che nei luoghi emblematici di alcune città hanno illustrato la nasci ta e lo sviluppo della violenza squadri sta fino all’instaurarsi della dittatura. Quanto possa essere storiograficamente corretto sottoporre a dei giovani studenti un racconto così di parte di una pagina delicatissima di storia italiana resta un mistero. Di certo, il progetto si inserisce all’interno di un nuovo corso targato Anpi che negli ultimi anni sta disperatamente cercando un modo per conservare la sua esistenza a 80 anni dalla fine della Seconda guerra mondiale e con la scomparsa per ragioni anagrafiche di tutti, o quasi, i reduci della lotta partigiana. Quale modo migliore, allora, se non quello di creare i “partigiani del domani” inventando la presunta necessità di attualizzare una perenne lotta al fascismo, che è poi il sunto del libro del presidente dell'associazione dei partigiani Gianfranco Pagliarulo? Un’operazione davvero di successo.

Anpi Bologna ha festeggiato lo straordinario risultato di 100 nuovi tesserati nel 2023 in una città da 400mila abitanti e capoluogo di una regione tutta rossa che di abitanti ne conta quasi 5 milioni. Eppure non mollano. Qualche anno fa provarono ad entrare persino negli asili, difendendo a spada tratta l'iniziativa (sempre nel bolognese) di far ascoltare “Bella Ciao” ai neonati. Un paio d’anni fa, invece, una compagnia teatrale di altri novelli partigiani ma a Monza e Brianza, pensò bene di ideare il “kit del nuovo partigiano” da destinare ai ragazzi dai 7 ai 12 anni in occasione della Festa della Liberazione. Si trattava in sostanza di un sacchetto con “sorprese” come il testo e lo spartito di Bella Ciao, la bandiera tricolore, una nota descrittiva sul 25 aprile e sulla Resistenza, e un “tesserino del nuovo partigiano” sul quale apporre la foto del bambino e il suo “nome di battaglia" (si può scegliere tra i vari Folgore, Tigre, Noce, Luce, Settembre, Valaperta, Jazz, Colt, Mosca etc.). È così che sperano così di sopravvivere, ululando alla luna e arruolando i bambini. 

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