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Bologna, "lo Stato uccide": i giovani anti-Meloni distruggono tutto

Leonardo Iannacci
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Un tranquillo weekend di vandalismi ha rovinato il sabato e la domenica della Bologna rossa. La città di Elly Schlein, laddove è nato il nuovo corso di una sinistra che, soltanto scendendo in piazza e seminando scompiglio, urlando inutili slogan e seminando degrado, riesce a dimostrare il suo inutile (e disperato) tentativo di fare opposizione al governo Meloni. Un caotico e rumoroso Street Rave Parade, autorizzato dalla Prefettura del capoluogo emiliano e non certo avversato dal sindaco della città, Matteo Lepore, ha paralizzato per ore l’intera città, danneggiandone la vita normale.

Per gli organizzatori di questa ondata di maleducazione si doveva trattare (sic...) soltanto di una festa con lo scopo di protestare contro le recenti disposizioni del governo che condannano feste illegali. I rave party, appunto. Per i poveri cittadini bolognesi che si sono visti rovinare il loro primo caldo sabato primaverile, è stata invece un’Odissea che li ha costretti a rinunciare a impegni che richiedevano l’utilizzo di automobili o trasferimenti tranquilli in piacevoli zone della città. Addio gita fuori porta, addio shopping, addio cinema più pizza. Fuori, nelle strade, c’era il caos.

Secondo le stime della Questura non si sono registrati- grazie al cielo- scontri violenti, guai peggiori o danni a persone. Ma i disagi in una Bologna che non sarà una metropoli come Milano o Roma ma resta una realtà viva che si muove e si diverte soprattutto il sabato, non sono certo mancati. E non sono risultati di poco conto per chi ritiene il vivere civile, il decoro e l’educazione dei concetti di normalità.

 

 

 

LO SCEMPIO

La cronaca del day-after racconta episodi che non si sarebbero mai voluti vedere in quella che viene sbandierata come la culla della sinistra democratica. È il caso delle decine di scritte anarchiche o semplicemente offensive che ora deturpano i muri del centro, ad esempio di via Irnerio, un’arteria vicina alla zona universitaria. Nelle intenzioni degli organizzatori, il tema centrale di questo scempio doveva essere naturalmente politico, con il governo Meloni nel mirino. Titolo della lunga sfilata per la città, che ha portato i dimostranti dagli eleganti Giardini Margherita sino al Parco Nord dove, nottetempo è continuata la baldoria, difatti era: Smash Repression. Uno slogan che è stato il fiore (si fa per dire) all’occhiello di questi invasati. Alcuni testimoni hanno intuito il pesante uso di droghe durante la sfilata e nel cielo della rossa Bologna l’odore di hashish è stata una nuvola costante.

«Peggio... Ho visto con i miei occhi stendere righe di poverina bianca sui cofani di auto parcheggiate per essere sniffata», ci ha raccontato la signora A., testimone dalla finestra del suo condominio di queste imprese dei baldi dimostranti. E poi ancora: «Facevano paura a vederli. Alcuni di loro hanno utilizzato i nostri cortili privati come fossero orinatoi, hanno fatto i loro porci comodi e, alle nostre proteste, hanno risposto con offese e risate sardoniche...», è stata un’altra triste testimonianza di alcuni abitanti del quartiere Bolognina. Poco più in là un Carrefour è stato preso d’assalto, con furti e danni tra gli scaffali.

Sullo sfondo di migliaia di ragazzi (si parla di 11.000 partecipanti a questo squallido Street Rave) non potevano mancare duri appigli politici. In testa al corteo, guidato da alcuni carri adibiti ad apripista e utilizzati per diffondere ossessionante musica techno (uno di questi andrà poi in fiamme per un corto circuito in via Ferrarese), è stato esposto uno striscione con la scritta “Lo Stato uccide”. È stato tirato in ballo anche Alfredo Cospito con continui cori contro l’articolo 41 bis, manifesto del regime speciale. Leitmotiv erano anche colorite richieste per la liberalizzazione di droghe, con offese varie alla Meloni, al ministro Piantedosi e ad altri componenti del Governo. Nottetempo, i bagordi sono continuati e domenica mattina la città si è svegliata ancora con l’incubo dello Street Rave Party.

DOTTA? NO, ROTTA

Le opposizioni, sensibili nel cercare di proteggere la città da eventi simili, hanno provato a farsi sentire, come il capogruppo di Fratelli d’Italia, Stefano Cavedagna: «La Street Parade ha creato enormi disagi alla viabilità e danni alle vetrine dei commercianti di via Irnerio. Il silenzio di Lepore e del Comune rispetto a questa manifestazione e a questi atteggiamenti è colpevole. Ci sono arrivate segnalazioni di protesta di molti bolognesi esasperati da questa manifestazione. Persone anziane si sono viste togliere i consueti autobus che utilizzavano il sabato per muoversi, essendo questi soppressi per via del caos e in cui versava tutta la città. È questa la Bologna progressista che Lepore decanta? Il suo silenzio finisce per essere complice di questi atti». A rincarare la dose è stata Forza Italia, con i consiglieri Ventura e Stanzani: «Ancora una volta Bologna è stata messa sotto scacco per una manifestazione antagonista che ha l’ha paralizzata. Con un’amministrazione che pare tollerare ogni sorta di sfregio alla città e non fa nulla per contenere gli impatti di manifestazioni come questo Street Rave Parade. Bologna si conferma la culla di quella strana idea di democrazia e di libertà che strizza l’occhio alla prepotenza e al non rispetto delle regole». Come dare loro torto? Noi c’eravamo, sabato sera, imbottigliati nel traffico e attoniti nel vedere uno spettacolo simile. Come dire: c’era una volta Bologna la Dotta. Oggi è soltanto Rotta. 

 

 

 

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