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Alluvione, gli sciacalli del clima: ora sfilano sui morti

Giovanni Sallusti
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Qui si parla dell’ultima evoluzione del gretinismo, ovvero il puro e semplice sciacallaggio. Spiace ma non esiste edulcorazione linguistica, e in ogni caso sarebbe disonesta, di fronte alle case sommerse ridotte a occasione per una finestrina di visibilità, per il rilancio dell’ideologia in osceno equilibrio sopra le vite travolte. Mentre la Romagna affoga e i soccorritori si spaccano le mani e l’anima, esce un fondamentale comunicato di Friday for Future Italia, la diramazione nostrana della setta della Thunberg. L’esordio è un classico della casa, la colpevolizzazione degli umani, nella fattispecie degli umani alluvionati: «Quella stessa Romagna della cementificazione selvaggia, delle auto e dei megastore, ora si dispera perché il suolo arido non riesce a contenere questa grande quantità di pioggia». Meno male che ci sono loro, che hanno «risposto al tweet della Presidente Giorgia Meloni che parla di forte maltempo». Nossignore, «non è maltempo, è crisi climatica e non possiamo più sperare di poterla ignorare o negare perché accade dalla parte opposta del pianeta. Ora è arrivata qui».

CARTELLI E SLOGAN  - Sorvoliamo sulla censura invocata dalla neolingua ecologista, che già la dice lunga: a definire forte “maltempo” la serie ininterrotta di rovesci da Bologna a Cesena è stata per tutto il giorno in apertura del proprio sito Repubblica, che non risulta un foglio negazionista. Andiamo alla sostanza politica. I pretoriani dell’ambiente (che è un’idealizzazione ben diversa dalla concreta “natura”, la quale è sempre anche potenza annientatrice, almeno così la pensava Giacomo Leopardi, non del tutto un cretino nonostante non fosse follower di Greta) annunciano: «Ci mobiliteremo in tutta Italia venerdì 19 maggio per dire che questa pioggia è crisi climatica».

 

 

Quindi, mentre gli uomini della Protezione Civile staranno ancora scavando giorno e notte, mentre i vigili del fuoco staranno cercando contro ogni logica quegli ultimi dispersi, perché salvare una vita non è bilancino delle probabilità, è scommessa contro l’orrore, loro sfileranno con i loro cartelli posticci e i loro slogan tardoadolescenziali. «Non si tratta di una frase provocatoria, è scienza». Infatti, «ogni volta che si verifica un’alluvione bisogna ricordare che si tratta dell’altra faccia della medaglia della carenza di acqua».

Per carità, c’è sempre il modo di trovare un nesso tra tutto e il suo contrario, però la teoria del riscaldamento globale sembra sempre più sottrarsi a quello che secondo Sir Karl Popper (un altro non del tutto cretino) era il canone per eccellenza delle teorie scientifiche: la possibilità di essere falsificata. Ci sono caldo torrido e siccità? Abbiamo ragione noi. Ci sono diluvi torrenziali e temperature autunnali in maggio?

Abbiamo ragione noi. In termini popperiani, questi protestatari del clima ragionano molto più da sciamani che da scienziati. Soprattutto, con la loro opposizione permanente a qualunque intervento sul territorio, grande opera sostenibile, infrastruttura idrica e non, non hanno certo agevolato la messa in sicurezza del suolo italico.

 

 

CI MANCAVA FARINETTI - Durante l’alluvione delle Marche nel settembre scorso, ad esempio, il direttore del Genio Civile di Ancona Stefano Stefoni aveva confessato al Foglio tutta la propria frustrazione verso iniziative ed esposti di comitati di ecotalebani e cittadini più o meno improvvisati contro la costruzione di “vasche di espansione” in prossimità dei fiumi, che avrebbero sensibilmente contenuto i danni. Ma per loro è sempre così: l’uomo deve stare immobile di fronte alla Natura matrigna, che se si manifesta come matrigna è perché l’uomo non è stato abbastanza immobile, e allora riversiamoci tutti in piazza, in un inarrestabile circolo vizioso dell’ideologia.

Un circolo vizioso alimentato da maestri banalotti, prima ancora che cattivi, maestri come Oscar Farinetti, che ieri a Torino ha lanciato The Place, uno spazio all’interno di Green Pea, il suo “market della sostenibilità” (supercazzola per aggiornare il capitalismo alla new age gretina). E ha approfittato per sobillare le truppe/clienti: «Cari ragazzi siete tanto bravi, ognuno con la borraccia salva-ambiente e tutti molto preparati. Ma siete poco arrabbiati». Invece, «è ora di protestare sul serio e fare casino come abbiamo fatto noi nel ’68». Ecco, ci mancaval’appello perillancio di sanpietrini gretini. Se qualcuno di questi ragazzi avesse ancora voglia di ascoltare l’altro, noi diamo loro un consiglio molto meno epico, molto meno rivoluzionario, dannatamente prosaico come le vite spezzate in terra romagnola. Volete scendere in strada? Fatelo, fianco a fianco con i volontari, e iniziate a spalare. 

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