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Emanuela Orlandi "sapeva troppo": il tassello che mancava, perché è stata rapita

La svolta: un prete indagato per il sequestro

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"La ragazza che sapeva troppo": così Giancarlo Capaldo, il pm del caso Orlandi, la giovane scomparsa a Roma il 22 giugno di 40 anni fa, ha definito Emanuela. "Ritengo che lei sapesse qualcosa, qualcosa di cui forse non era del tutto consapevole, qualcosa che sapeva senza quasi accorgersene ma che interessava ai responsabili della sua sparizione", ha detto al Giorno il magistrato, che si occupò del caso dal 2008 al 2015.

 

 

 

Capaldo, però, non crede a chi pensa si sia trattato di uno scambio di persona: "Ritengo che doveva essere rapita proprio lei". Il caso, comunque, sembra ancora lontano dall'esser risolto. "Ci sono state innumerevoli false piste. Alcune sconfessate dal tempo, altre perché prive di qualunque riscontro. Emanuela viva in Turchia o in Marocco, ad esempio, pure illazioni", ha spiegato il magistrato. Inoltre, se per lui non è affatto credibile la figura di Alì Agcà, lo sarebbe invece quella di "Renatino De Pedis ma non come boss di chissà quale super struttura criminale. La Banda della Magliana era più che altro un agglomerato di bande di raccogliticci. De Pedis è nell’ambito di questi personaggi dalle connotazioni criminali ma che aveva contatti con persone come don Pietro Vergari, con un mondo ecclesiastico di cui poteva usufruire o che di lui si poteva servire". 

 

 

 

Tuttavia, Capaldo non ritiene che la ragazza possa essere ancora viva: "Non mi sembra probabile, piuttosto è possibile che non sia morta nell’immediatezza". Secondo il pm, inoltre, il Vaticano avrebbe alzato un muro in tutti questi anni sulla vicenda: "Non soltanto per quanto riguarda gli aspetti dell’ispezione alla tomba di De Pedis a Sant’Apollinare, ma nel corso di tutta la storia il Vaticano ha brillato per assenza totale di collaborazione, non hanno collaborato con me come con valenti colleghi e in nessuna delle forme proposte, è oggettivo". Infine ha chiosato: "C’è stata molta omertà e l’omertà nasconde sempre qualcosa".

 

 

 

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