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Emanuela Orlandi, dalle indagini spunta il nome dello zio: dopo 40 anni...

La svolta: un prete indagato per il sequestro

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Documenti inediti sul caso Emanuela Orlandi: un servizio in esclusiva del TgLa7 racconta un retroscena sul cardinale ed ex Segretario di Stato Vaticano Agostino Casaroli, risalente al settembre 1983, quando la ragazza vaticana era scomparsa da soli tre mesi. Il messaggio, emerso dalle carte inviate dal Vaticano alla procura di Roma, chiama in causa lo zio deceduto di Emanuela, Mario Meneguzzi. Nel servizio si parla di una missiva inviata per posta diplomatica da Casaroli a un sacerdote sudamericano mandato a Bogotà da Giovanni Paolo II. Si tratta di un religioso che è stato a lungo confessore della famiglia Orlandi. Nella lettera Casaroli gli avrebbe chiesto se è vero che in passato Natalina Orlandi, sorella maggiore di Emanuela, gli avesse rivelato di essere stata molestata sessualmente dallo zio Mario.

 

 

 

Il prete allora avrebbe risposto: "Sì, è vero, Natalina è stata oggetto di attenzioni morbose da parte dello zio, me lo confidò terrorizzata: le era stato intimato di tacere oppure avrebbe perso il lavoro alla Camera dei Deputati dove Meneguzzi, che gestiva il bar, la aveva fatta assumere qualche tempo prima". Lo zio di Emanuela, deceduto da tempo e marito di Lucia Orlandi, zia paterna della ragazza, ebbe un ruolo importante nel primo periodo delle indagini.

Ora i titolari dei procedimenti avrebbero effettuato un confronto tra l'identikit dell'uomo a colloquio con Emanuela la sera della scomparsa e una foto dello zio, da cui emergerebbe una somiglianza. Chi indaga, sempre secondo quanto si afferma nel servizio, avrebbe dunque ripreso in mano tutte le carte della prima inchiesta per capire perché all'epoca dei fatti la pista "familiare" non venne approfondita. 

Indignata la reazione del fratello di Emanuela, Pietro Orlandi, che all'Adnkronos ha commentato: "Sono arrabbiato, furioso. Hanno passato il limite come non mai e con l'avvocato Sgrò sto organizzando per domani una conferenza stampa. Non possono scaricare le responsabilità di tutto su una famiglia... Non pensano ai parenti, ai figli? No, questa carognata non può passare così". E ancora: "Nessuno ha chiamato né me, né mia sorella, né i figli di mio zio. Non siamo stati chiamati dalla Procura di Roma, da nessuno. Mi auguro che questa commissione parlamentare parta e svergogni chi oggi miserabilmente ci ha infangato".

 

 

 

 

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