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Arezzo, moglie muore sotto i ferri? 750mila euro di risarcimento, ma lui è morto

Claudia Osmetti
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Dodici anni. Dodici anni per una sentenza civile, per un risarcimento, per una moglie ricoverata ad Arezzo e morta a Siena, a 77 anni, in quella che doveva essere un’operazione di routine e invece è finita con un coma irriversibile, col dolore, quello più grande, quello della perdita della persona amata. Dodici anni e la beffa finale perché nel frattempo lui, il marito afflitto per la perdita improvvisa, sconvolto, deciso a vederci chiaro, come è giusto che sia in questi casi, è morto a sua volta. Perché dodici anni sono tanti, sono troppi, per ottenere giustizia e anche un indennizzo di 750mila euro (che adesso andranno ai figli della coppia, ma non è questo il punto: il punto è che i tempi infiniti dei nostri tribunali, specie di quelli civili, sono una vergogna senza fine). Inizia tutto a gennaio del 2011.

 


L’INIZIO
La donna, che è un’imprenditrice ormai in pensione, accusa problemi alla vista, i medici devono rimuoverle un grumo di muco vicino al nervo ottico, le spiegano che è un intervento semplice. Se ne fanno tanti. Qualcosa, però, va storto. E così s’innesca un’emorragia celebrale, che la manda in coma e che, nell’arco di pochissimi giorni, la uccide. Cosa è successo? Uno dei dottori ha, per sbaglio, toccato un’arteria celebrale?

L’ipotesi viene scartata da un’inchiesta penale che assolve in appello il team degli operatori sanitari, solo che il filone civile va avanti lo stesso. Anche se lentamente. E arriva all’epilogo appena in queste ore: con la condanna al pagamento di quei 750mila euro per la Asl che ha curato la signora, anche se siamo solo al primo grado. Dodici anni, cioè, e c’è solo il primo verdetto, che con ogni probabilità verrà impugnato (quindi la vicenda non è nemmeno conclusa qui) anche in vista della decisione penale. Lui, il marito, intanto non c’è più, è morto ed è morta anche la sorella della donna. Adesso sono rimasti solo i figli (e la nipote) che non possono far altro che attendere (ancora) e vedere e sperare. Dodici anni e tutte le carte sono ancora sul tavolo, compresa quella dell’accordo extragiudiziale che è una possibilità (concreta) a cui potrebbero aggrapparsi.

 

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